(Rinnovabili.it) – Le politiche ambientali delle città italiane hanno registrato una seria battuta d’arresto. Un’amministrazione spesso e volentieri incapace di rispondere alle criticità del tessuto urbano, complice gli effetti della crisi economica che ha investito il Belpaese, ha fatto addormentare la qualità ambientale delle piccole e grandi città nostrane. Un sonno profondo al punto che, per classificare i comuni in base alle loro eco-performance, si è costretti a premiare le meno insostenibili. A rivelarlo è la XIX edizione Ecosistema urbano, il rapporto redatto da Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore per mappare tutte le principali componenti ambientali presenti nei 104 capoluoghi di provincia: aria, acque, rifiuti, trasporti e mobilità, spazio e verde urbano, energia, politiche ambientali (pubbliche e private).
E in un quadro generale piuttosto deludente, in cui i pochi passi avanti compiuti non raggiungono standard di qualità, emergono prime fra tutte Venezia (grandi città), Trento (città medie), e Verbania (città piccole). Il capoluogo veneto, in particolare, stacca le altre in virtù di alcune buone performance (ex. la depurazione dei reflui ha raggiunto il 90%), ma anche grazie alle sua peculiare conformazione (possiede il più basso numero di auto private immatricolate quest’anno). Venezia è seguita da Bologna, che ha performance discrete nei parametri della mobilità e ha segnato piccoli miglioramenti sul fronte dello smog, e quindi da Genova, che migliora nettamente nei giorni medi di superamento dei limiti dell’ozono e rimane prima sul fronte delle polveri sottili.
Nella graduatoria delle città di medie dimensioni Trento spodesta Bolzano (la prima in classifica dello scorso anno)grazie ai miglioramenti registrati nelle emissioni di biossido di azoto,nella differenziata (64,3% del totale rifiuti) e nel settore dei trasporti pubblici. Tra le peggiori performance troviamo invece Reggio Calabria (città medie) e Vibo Valentia (città piccole) e Messina (grandi città), finite in fondo alla classifica soprattutto per una lunga lista di informazioni “non pervenute” che ne hanno reso impossibile la valutazione.
Tra gli elementi più interessanti da notare in questa edizione del Rapporto, le modalità con sui la crisi economica incide sui consumi; se quelli idrici e quelli elettrici domestici sembrano essere poco influenzati, molto più marcata è la pressione esercitata sulla produzione di rifiuti con una media pro capite in continuo calo: dai 597,8 kg nel 2009 ai 567,6 kg di oggi.