Fra le emergenze da affrontare con rapidità, al fine di rendere le nostre città più sostenibili, smog, rifiuti e rischio climatico
SMOG: peggiora la situazione dell’inquinamento da NO2. La media nazionale (38,11 microgrammi/mc) conferma un trend di crescita che, seppur lieve, continua da anni (era 37,70 nel 2009 e 37,42 nel 2008). Male anche sul fronte polveri sottili con sei città (Siracusa, Frosinone, Caserta, Torino, Pavia e Napoli) il valore medio annuo è superiore al valore limite per la protezione della salute umana (40 microgrammi/mc).
ACQUA: La situazione rimane invariata. Dodici comuni registrano perdite idriche superiori al 50% (Siracusa, L’Aquila, Potenza, Catania, Grosseto, Avellino, Pescara, Trieste, Latina, Campobasso e Cosenza), e in generale in 50 città più del 30% dell’acqua immessa nella rete viene perduta. In 5 comuni la metà, o meno, della popolazione è servita dal depuratore; in fondo alla classifica Imperia, ad oggi ancora sprovvista di impianto, seguita da Benevento e Catania (solo il 20% di abitanti serviti).
RIFIUTI: la produzione di spazzatura sembra non aver risentito della crisi dei consumi. Nel 2010 la produzione pro capite di rifiuti urbani si è attestata fra i 400 e i 900 kg/ab, con una media di 587,3 kg pro capite (nel 2009 era di 597,8 kg) mentre la raccolta differenziata è cresciuta solo del 2%, raggiungendo il 31,97%.
TRASPORTI: gli italiani continuano a distinguersi mantenendo il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani molto più alto – 63,7 auto ogni 100 abitanti – delle grandi capitali europee e dimostrando a volte di aver dimenticato il servizio pubblico. A Bari, Catania e Palermo, ad esempio, gli abitanti salgono in media sui bus meno di 100 volte l’anno.
“Dai nuovi stili di vita e dalle domande di nuovi prodotti che verranno dalle città e dai suoi abitanti – commenta Vittorio Cogliati Dezza, Presidente nazionale di Legambiente – c’è la possibilità di sostenere e sollecitare nuove filiere industriali, nuovi consumi,a partire dalla riqualificazione urbana. Perché non vincolare, ad esempio, gli oneri di urbanizzazione solo al recupero del patrimonio esistente?”. “Non spetta ad Ecosistema Urbano – continua Cogliati Dezza – il compito di ragionare di proposte, ma certamente Ecosistema Urbano continua ad essere una grande fotografia delle politiche ambientali urbane. E’ quindi questa un’occasione per segnalare non solo cosa non si fa, ma anche le potenzialità che oggi si intravedono nel rispondere contestualmente alle emergenze delle città e alla crisi economica”.