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Economia circolare: una consultazione da spiaggia

Agli italiani sotto l’ombrellone difficilmente arriverà la notizia della consultazione europea sull'economia circolare. Che rischia di fallire

Economia circolare una consultazione da spiaggia -

 

(Rinnovabili.it) – «Il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare invita i cittadini singoli e associati, le imprese, le istituzioni a partecipare alla consultazione pubblica europea sull’economia circolare». Esordisce così il comunicato sul sito del dicastero, che annuncia la possibilità di dire la propria, fino al 20 agosto, sulla nuova proposta della Commissione europea in merito al tema della produzione sostenibile legata alla riciclabilità dei prodotti al riutilizzo delle materie prime.

 

Non certo il momento migliore – siamo in piena estate e la gente fa le valigie – per ottenere una risposta consistente e valorizzare uno strumento che (a parte rari casi) non ha mai funzionato. Così come non può funzionare, per una risposta di massa, la messa a disposizione del questionario unicamente in inglese (lo trovate a questo link). Si tratta, a tutti gli effetti, di un sistema riservato a pochi, non pubblicizzato a dovere, con valore consultivo e i cui risultati sono spesso e volentieri ampiamente ignorati da Bruxelles.

 

Economia circolare una consultazione da spiaggia 1

 

Non può che sorgere un sospetto legittimo, nel caso di specie, se si analizza tutto il processo che ha portato a questa consultazione. Infatti, non ve ne sarebbe stato alcun bisogno se la Commissione Junker non avesse deciso (era lo scorso dicembre) di gettare alle ortiche l’intero testo della direttiva sull’economia circolare esistente. L’intento dichiarato era quello di proporre una nuova normativa, più ambiziosa e moderna, in grado di rispondere alle esigenze della contemporaneità. Ma perché non partire da un testo già consolidato? La realtà è amara: l’esecutivo comunitario ha deciso di pensionare il pacchetto perché non vede all’orizzonte nessun accordo possibile con gli stati dell’Unione con scarsi standard di riciclo, che chiedono assistenza finanziaria.

 

In questa direzione va l’ultima modifica alla direttiva sui rifiuti, che prevede la riclassificazione degli inceneritori nel Sud Europa come impianti di recupero energia degni di ricevere il sussidio dei governi. La nuova formula consentirà loro di bruciare più rifiuti, proprio in quei Paesi dell’Europa meridionale dove il riciclo è più basso. Anche per la questione del riciclo vi è una consultazione aperta: si chiuderà il 4 settembre e si può partecipare a questo link.