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Economia circolare: c’è ancora molto da fare

RAEE, batterie, plastica e tessuti sono ancora rifiuti molto problematici in Europa. Un documento dell'Agenzia europea per l'ambiente mostra le diverse cause di questa condizione, che vanno dalla responsabilità delle industrie al comportamento del consumatore, passando per l'inadeguatezza tecnologica degli impianti di riciclo e riuso.

Economia circolare
Credits: EEA/ETC-WMGE

L’EEA pubblica un briefing sull’economia circolare in Europa a partire da un’analisi dei flussi di alcune tipologie di rifiuti

 

(Rinnovabili.it) – L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha pubblicato un briefing sullo stato di salute dell’economia circolare in Europa. Nonostante l’Agenzia riconosca gli sforzi compiuti dagli Stati membri per l’attuazione di una politica sui rifiuti più ambiziosa, il documento mette in luce che, ancora oggi, quantità significative di potenziali risorse vengono perse a causa di una gestione dei rifiuti che lascia a desiderare.

 

Per mettere in luce le falle del sistema, il briefing dell’EEA si concentra sui flussi di alcune specifiche tipologie di rifiuti (RAEE, batterie, plastica e tessili) mostrando le “perdite” di materiale e risorse lungo il processo. La perdita è, in particolar modo, dovuta ad una raccolta ancora troppo in inefficiente, al comportamento dei consumatori (a cui manca ancora una giusta consapevolezza sul fenomeno), alle barriere tecnologiche, alle scelte del mercato (si pensi, ad esempio, al packaging o alla pericolosità di alcuni materiali impiegati). La perdita di risorse è anche associata alla perdita di materie prime essenziali (fra cui le risorse idriche) che sono fondamentali per il funzionamento di interi settori economici.

 

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Il documenta dell’EEA sull’economia circolare fornisce anche una valutazione del ruolo delle esportazioni dei rifiuti. L’Agenzia spiega che “dall’inizio del 2019, l’Ue ha esportato circa 150.000 tonnellate di rifiuti di plastica al mese. Si tratta di circa la metà dell’importo esportato nel 2015 e nel 2016. Tuttavia, nuovi divieti e restrizioni sulle importazioni da parte della Cina (…) stanno costringendo l’Ue e i suoi Paesi a migliorare le loro capacità di gestire internamente i rifiuti”. Questo significa che, se gli Stati membri non dovessero subito provvedere investendo in sistemi di riciclaggio e riutilizzo, probabilmente aumenteranno nel breve periodo le discariche e i sistemi di incenerimento.

 

L’EEA mostra anche che, oltre alla plastica, ogni anno in Europa vengono prodotti milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e in tessuto (principalmente abbigliamento), che vengono regolarmente gettati via con poco o nessun riciclo o riutilizzo. In questo caso, le cause preponderanti riguardano la mancanza di consapevolezza dei cittadini, i sistemi di raccolta non adeguati, ma anche l’uso (da parte delle aziende) di sostanze pericolose che possono ostacolare il processo di riciclo e riuso, e quindi la possibilità di passare ad un’economia circolare. Inoltre, per alcuni materiali, le sfide tecnologiche sono importanti motivi di perdite, insieme alla mancanza di mercato o della domanda di materiali riciclabili.

 

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Infine, il documento dell’EEA sullo stato di salute dell’economia circolare avverte che gli attuali framework per valutare e monitorare la circolarità dei materiali sono ancora inesatti, condizione che rende difficile misurare (e quindi migliorare) i progressi relativi all’ economia circolare in Europa.