Macchine contro le macchine: ecco la filosofia alla base dell’impiego di droni per il piantamento di germogli in tempi record nei luoghi della deforestazione
(Rinnovabili.it) – Un ex ingegnere della NASA, Lauren Fletcher, ha lanciato una nuova startup che intende utilizzare i droni contro la deforestazione. Come? Ripiandando 1 miliardo di alberi all’anno. BioCarbon Engineering, questo il nome dell’azienda, si è posta l’obiettivo di bilanciare le devastazioni su scala industriale che il disboscamento massivo sta perpetrando in diverse zone sensibili del mondo. Le stime dicono che sarebbero circa 26 miliardi gli alberi strappati alla terra ogni anno da ruspe e motoseghe. L’idea di Fletcher è di mettere la macchina contro la macchina, come nei migliori film d’azione, solo che qui lo scontro avviene a distanza: una ripara i danni che l’altra arreca alle foreste.
La startup ha sede nel Regno Unito, e ha vinto lo Skoll Foundation Award nel 2014. Anche se il team sta ancora testando i suoi prototipi in laboratorio, Fletcher spera entro pochi mesi di passare alle prove sul campo in aree selezionate della Britannia, dell’Africa e del Brasile. Si tratta dell’ultima invenzione, in ordine cronologico, di un campionario che ha visto l’industria dei droni avvicinarsi alle questioni ambientali.
Ritmi da record e occhio attento
Il processo, che l’ex ingegnere NASA chiama «semina di precisione», funziona così: i robot mappano il suolo, poi valutano se la terra è matura per la semina, e infine sparano proiettili-germoglio nel terreno, alla velocità di circa 10 piantine al minuto. Con un simile ritmo, ogni giorno si potrebbero ripiantare 36.000 germi di albero al giorno, e circa 1 miliardo all’anno.
I droni, tiene a precisare Fletcher, non sparano a casaccio i loro proiettili-germoglio, ma scelgono le zone in cui il terreno è abbastanza ricco: la squadra di BioCarbon Engineering sta lavorando con le organizzazioni di rimboschimento locali per assicurare che le specifiche esigenze della biodiversità di ciascuna regione vengano soddisfatte.
«Speriamo che questo approccio diventi uno standard per le organizzazioni che si occupano di rimboschimento, in modo che possano utilizzarlo all’occorrenza – ha dichiarato l’ingegner Fletcher – A volte non sarà necessario, ma con i circa 370 milioni di ettari che hanno bisogno di un reimpianto, che equivalgono a 700 miliardi di alberi, la necessità di automatizzare il processo è reale».
Non bastano i droni a contrastare la deforestazione
Il metodo non è migliore del piantamento manuale, ma semplicemente meno costoso. Su questo fa leva la startup nata dalla mente dell’ex ingegnere NASA. Molte delle sue piantine certamente non attecchiranno, senza contare che spesso la deforestazione produce danni irreversibili, o che necessitano enormi cure e molti anni per essere cancellati. I droni di Fletcher, pertanto, possono al massimo essere considerati una soluzione tampone, non definitiva.