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Nascono i Distretti Bio, realtà montane modello del biologico

Nascono i Distretti Bio, realtà montane modello del biologico

 

(Rinnovabili.it) – Più spazio al biologico legato alle aree montane e alle buone realtà italiane. Con questo obiettivo nascono i Distretti Bio, strumento innovativo per promuovere la qualità delle produzioni e la tutela del territorio montano e dei suoi abitanti. I Distretti Bio sono il frutto del protocollo d’intesa siglato, nell’ambito della Convenzione delle Alpi”, dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e l’associazione “Città del Bio”, associazione di Comuni, che unisce quanti condividono la scelta di promuovere l’agricoltura biologica. Grazie al nuovo accordo, saranno individuate sul territorio italiano le realtà su cui definire il modello più adeguato per le zone montane con lo scopo di avviare progetti di filiera dedicati al bio; secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura infatti, le aziende agricole biologiche sono localizzate prevalentemente nei territori collinari (61%) e montani (21%), a dimostrazione del fatto che le aree in apparenza meno favorevoli sono oggi quelle più portate a valorizzare i propri prodotti.

 

Le iniziative comprenderanno pertanto, la produzione agricola, la trasformazione dei prodotti, il commercio specializzato fino alla ristorazione e all’ospitalità. Contestualmente l’intesa prevede la promozione di “Adotta una Valle Bio”, progetto atto a favorire un’alleanza tra territori urbani e montani attraverso un diverso rapporto tra produttori e consumatori. “L’obiettivo – si legge nel protocollo – è sostenere le realtà che si impegnano nel recupero e la salvaguardia ambientale delle aree, la difesa di varietà vegetali e animali a rischio di estinzione, la conservazione di sistemi di produzione storici di particolare pregio, favorendo la nascita di ‘comunità del cibo’ partecipate dai co-produttori”. Il punto di forza sarà quello legato al rafforzamento del binomio “agricoltura biologica-turismo responsabile”, definito nel testo dell’intesa “la chiave per una crescita economica locale sostenibile”. “Un turismo – osservano le parti – che non sia solo consumo di territorio, provvisoria e illusoria alternativa al degrado metropolitano, ma che sia strettamente legato alle culture locali”.

 

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