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Bocciato il disciplinare 2015, si profila una moratoria sulle trivellazioni

trivellazioni

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Svolta decisiva nella battaglia sulle trivellazioni in Italia

 

(Rinnovabili.it) – Un terremoto giuridico può travolgere tutto il piano del Ministero dello Sviluppo Economico e del governo italiano di aggirare le Regioni nella gestione delle attività oil&gas, trivellazioni comprese, nel nostro paese.

Una sentenza della Corte Costituzionale del 14 luglio scorso, nell’accogliere un ricorso per conflitto di attribuzione promosso dalla Regione Abruzzo dichiara che «non spettava allo Stato e per esso al Ministro dello Sviluppo Economico adottare il decreto del 25 marzo 2015 (Aggiornamento del disciplinare tipo in attuazione dell’articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164) senza adeguato coinvolgimento delle Regioni».

In un linguaggio meno tecnico, significa che la Consulta ha annullato il decreto ministeriale che attua lo Sblocca Italia per quanto riguarda le modalità di assegnazione dei titoli concessori unici, dei permessi di prospezione, di ricerca e delle concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare e su terra.

>> Leggi anche: Trivelle, ecco perché le Regioni devono impugnare il disciplinare tipo <<

 

L’ultimo tassello da aggiungere per completare il puzzle di una vittoria definitiva degli Enti locali e del movimento No Triv sull’esecutivo è a portata di mano: «A maggior ragione occorre ora impugnare il decreto trivelle del 2016, pubblicato nel 2017 – spiega Enzo Di Salvatore, Costituzionalista e tra i coordinatori del movimento – Anch’esso è stato adottato senza intesa con le Regioni, ed ha sostituito completamente quello del 2015. L’annullamento del decreto potrebbe determinare una sorta di moratoria per le richieste di nuovi permessi e concessioni fino a quando i contenuti del decreto non siano concertati tra lo Stato e le Regioni».

Enzo Di Salvatore
Enzo Di Salvatore

Lo strumento da mettere in campo, entro il 1 agosto, è un ultimo ricorso straordinario dinanzi al Capo dello Stato. L’Abruzzo lo ha già inoltrato dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 12 luglio scorso, che interveniva parzialmente sulla materia. Ora, per bocca del Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale Mario Mazzocca, annuncia di volerlo integrare con l’ultimo atto della Consulta.

«Siamo ad una svolta epocale – dichiara Enzo Di Salvatore – Questa sentenza dimostra che la normativa di dettaglio dev’essere concordata all’interno della Conferenza Stato-Regioni, senza scorciatoie, e rafforza il risultato del referendum del 4 dicembre perché ristabilisce la competenza concorrente in materia energetica».

Il Ministero potrebbe essere tentato di evitare un altro schiaffo ritirando il decreto in autotutela, per ripresentarlo alla Conferenza con l’obiettivo di acquisire finalmente un’intesa (non scontata) con le Regioni. In caso contrario, qualunque permesso di ricerca o concessione rischierebbe di essere facilmente impugnato, con conseguente paralisi delle attività.

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