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Disastro ambientale in Brasile, le aziende devono pagare di più

Nuova multa per la Samarco, responsabile della "Fukushima brasiliana": lo tsunami di fanghi tossici ha devastato irrimediabilmente tre aree protette lungo la costa atlantica

Disastro ambientale in Brasile, le aziende devono pagare di più

 

(Rinnovabili.it) – Ammonta a più di 41 milioni di dollari la nuova multa decisa dal ministero dell’Ambiente brasiliano per il peggior disastro ambientale della storia del paese, avvenuto lo scorso novembre. La compagnia mineraria Samarco dovrà sborsare la somma perché lo tsunami tossico scatenato dalla rottura di due dighe sul Rio Doce ha devastato 3 aree protette. Il governo federale torna alla carica contro l’azienda, dopo aver pattuito in marzo un maxi-risarcimento di 5 miliardi di dollari.

La dichiarazione del ministero dell’Ambiente cita i danni causati all’ambiente in tre zone protette sulle coste dello stato di Espirito Santo, nella parte sudorientale del Brasile. I rifiuti tossici sversati nel Rio Doce, secondo le indagini dell’autorità federali, contengono infatti piombo, rame e cadmio. Si confermano così le accuse mosse già a novembre dall’ONU. I metalli sono stati trascinati fino alla costa atlantica dallo stato di Minas Gerais. Oltre alle sostanze altamente inquinanti, il ministero scrive nella nota di aver accertato la scomparsa di diverse specie animali nelle aree contaminate.

La Samarco, una joint venture delle società BHP Billiton e Vale, ha annunciato che potrebbe ricorrere in appello contro la sanzione e ha sottolineato che considera già compresi nell’accordo di marzo tutti i costi per mitigare gli effetti del disastro ambientale.

 

Samarco aveva scavato una miniera di ferro in prossimità delle dighe esplose lo scorso novembre. La potenza dell’acqua ha dilavato la miniera, trascinando tonnellate di fanghi tossici fino al mare e uccidendo nella furia della piena persone e animali. In questa Fukushima brasiliana sono morte 19 persone e 250 mila sono rimaste senz’acqua per giorni.

La scorsa settimana  la polizia federale brasiliana aveva accusato Samarco di aver deliberatamente ignorato i segnali di cedimento che la diga presentava da tempo. L’annuncio segna la fine ufficiale delle indagini; adesso tocca al procuratore decidere se rinviare a giudizio o meno l’azienda. Nessuno sviluppo positivo, invece, per la richiesta di risarcimento partita dalla società civile tramite la National Humanitarian Society, che chiedeva a Samarco 5,7 mld di dollari per danni all’ambiente e alla proprietà: l’azienda l’ha rispedita al mittente.