Rinnovabili • Direttiva Qualità dell’aria ambiente: ok finale UE, restano deroghe Rinnovabili • Direttiva Qualità dell’aria ambiente: ok finale UE, restano deroghe

La nuova direttiva Qualità dell’aria ambiente ha la deroga facile

Paesi come l’Italia potrebbero posticipare anche di 10 anni il raggiungimento dei nuovi obiettivi UE sulla qualità dell’aria, secondo l’accordo politico raggiunto da Europarlamento e Consiglio. Una scelta che, secondo uno studio di EEB, potrebbe causare 120mila morti premature in più solo in Italia

Direttiva Qualità dell’aria ambiente: ok finale UE, restano deroghe
Smog in pianura Padana il 4 ottobre 2023. Credit: European Union, Copernicus Sentinel-3 imagery

Abbassati i limiti per PM10, PM2.5, NO2 e SO2 con la nuova AAQD

(Rinnovabili.it) – Limiti più stringenti per i principali inquinanti atmosferici, soprattutto quelli che hanno un impatto negativo sulla salute umana più documentato. Un monitoraggio più capillare. E una nuova revisione delle norme UE tra 6 anni con l’idea di allineare – finalmente – le soglie per la qualità dell’aria alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ma resta la possibilità di derogare agli obiettivi di lungo periodo. Sono i punti principali dell’accordo politico raggiunto da Europarlamento e Consiglio UE per l’aggiornamento della Direttiva qualità dell’aria ambiente (AAQD).

Cosa prevede la nuova Direttiva qualità dell’aria ambiente?

Scendono i limiti e si fanno più rigorosi gli obiettivi al 2030 per molti degli inquinanti atmosferici: PM2.5 e PM10, biossido di azoto (NO2) e biossido di zolfo (SO2). Per i due inquinanti con il maggiore impatto documentato sulla salute umana, PM2.5 e NO2, i valori limite annuali saranno più che dimezzati, rispettivamente, da 25 µg/m3 a 10 µg/m3 e da 40 µg/m3 a 20 µg/m3.

Positivi anche altri due aspetti. Primo: cittadini e associazioni ambientaliste potranno portare in tribunale gli stati che non rispettano la direttiva qualità dell’aria ambiente chiedendo un risarcimento per danni alla salute. Secondo punto, i paesi che sforano i limiti dovranno preparare, entro fine 2028, una tabella di marcia con misure a breve e lungo termine per rientrare sotto le soglie fissate al 2030.

Ma proprio su quest’ultimo aspetto, l’accordo tra Europarlamento e Consiglio lascia spalancata la porta ai paesi che non vogliono imporre subito misure più stringenti, anche se la qualità dell’aria è carente. Potranno infatti chiedere un rinvio degli obiettivi al 2030. Di 5 anni (più altri 2 opzionali) se le loro tabelle di marcia indicano che non è possibile raggiungere i target in tempo, ma che si è sulla buona strada. E addirittura di 10 anni, cioè fino al 2040, per i paesi che si trovano in “zone in cui il rispetto della direttiva entro il termine sarebbe irrealizzabile a causa di specifiche condizioni climatiche e orografiche o dove le necessarie riduzioni possono essere ottenute solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento domestico esistenti”.

Condizione, quest’ultima, a cui potrebbe ricorrere l’Italia. Per richiedere la deroga, basterà dimostrare, con le proiezioni della qualità dell’aria basate sulle misure in vigore, che si riuscirà a rispettare i target al termine del periodo di estensione (2035 o 2040), e impegnarsi ad aggiornare il piano nazionale e riferire a Bruxelles sullo stato di attuazione. Uno studio di EEB sostiene che ritardando il raggiungimento dei target al 2040 si causerebbero 120mila morti premature in più solo in Italia.