No al bando degli OGM per motivi ambientali, le aziende potranno fare pressione direttamente sui governi. Inizia l’assalto del biotech all’Europa
(Rinnovabili.it) – La nuova direttiva europea sugli OGM (2015/412) è stata pubblicata venerdì sulla Gazzetta ufficiale europea. Il pacchetto modifica il regolamento del 2001 e delega agli Stati membri la limitazione o il divieto di coltivare organismi geneticamente modificati sul proprio territorio, anche dopo l’autorizzazione della Commissione europea. Il voto parlamentare sulla direttiva è avvenuto durante il semestre italiano di presidenza Ue, un fatto che ha scatenato il giubilo del ministro dell’Ambiente italiano, Gian Luca Galletti: «Per il nostro Paese – ha dichiarato Galletti – si tratta di un successo politico in difesa della nostra eccezionale biodiversità e della specificità ed eccellenza dell’agroalimentare italiano».
La realtà, tuttavia, è che il crollo di una barriera europea per gli OGM presenta numerose criticità per la protezione dell’ambiente e dell’agricoltura comunitaria. La legge dovrebbe garantire ai Paesi membri le basi legali per vietarli sul proprio territorio, ma contiene lacune preoccupanti, perché concede alle aziende la possibilità di negoziare direttamente con i governi e non permette ai Paesi di utilizzare motivazioni di carattere ambientale per giustificare i bandi nazionali. Le motivazioni con cui il governo può opporsi non devono, in nessun caso, confliggere con la valutazione di impatto ambientale condotta dall’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare).
Questo significa, come spiega Greenpeace, «che i governi non possono basare i bandi su specifici impatti ambientali o evidenze di possibili danni da parte delle coltivazioni OGM a livello nazionale, se questi rischi non sono stati presi in considerazione dall’Efsa».
In Italia sugli OGM si attende il Parlamento
Al momento in Italia è in vigore una moratoria di 18 mesi, chiesta e ottenuta da associazioni di produttori, consumatori e gruppi ambientalisti. Essa vieta la coltivazione dell’unico OGM autorizzato per la coltivazione in Europa, il mais MON810. La Coldiretti sottolinea come «ora tocchi al Parlamento italiano mettere a punto una normativa nazionale che possa dare continuità alla lungimirante scelta fatta dall’Italia di vietare gli Ogm».
In Europa, i dati 2014 dell’ISAAA (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) rivelano che si è registrato – unico al mondo – un calo del 3% dei terreni seminati con OGM. Coldiretti ha esultato: «La superficie Ogm si è ridotta ad appena 143.016 ettari di mais Bt coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione». Il 92% di mais biotech europeo è coltivato in Spagna, dove sono stati seminati 131.538 ettari, mentre le superfici residuali si dividono tra Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Ma tutto potrebbe cambiare a partire da quest’anno. Dopo 14 anni, infatti, le multinazionali dell’OGM Dow e DuPont hanno vinto la loro battaglia. La Commissione europea è infatti intenzionata ad approvare la loro richiesta di ingresso nel Vecchio continente con il famigerato mais 1507. Grazie alla nuova normativa, potranno negoziare con i governi favorevoli all’introduzione, come il Regno Unito, mentre fino a ieri il blocco a livello continentale aveva evitato lo sbarco delle corporation sul suolo europeo.