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Via libera alla direttiva NEC, l’Italia ha spinto per inquinare di più

Via libera alla direttiva NEC, l’Italia ha spinto per inquinare di più

 

(Rinnovabili.it) – L’accordo finalmente c’è, ma è al ribasso come si temeva. Parlamento europeo e Consiglio d’Europa hanno trovato la quadra sulla nuova direttiva NEC (National Emission Ceiling, letteralmente “tetto alle emissioni nazionali”), con cui l’Unione Europea regola la qualità dell’aria attraverso il contrasto all’inquinamento atmosferico e la definizione di un limite massimo consentito per ciascun tipo di inquinante. Il nuovo provvedimento fissa dei limiti più stretti di quelli attuali per i paesi membri tra il 2020 e il 2029, e dal 2030 in avanti, ma ha ampiamente deluso le aspettative. Adesso la palla passa ai singoli stati che lo devono ratificare.

 

Per l’UE il metano non inquina abbastanza

Prima di tutto l’Europa ha “dimenticato” il metano. Quando la direttiva NEC aveva compiuto i primi passi tra Bruxelles e Strasburgo nell’ottobre del 2015, gli inquinanti presi in esame erano 6: biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (COVNM), metano (CH4) ammoniaca (NH3), e polveri sottili (PM 2.5). Parlamento e Commissione volevano un cap anche per il metano (contribuisce alla formazione di ozono a livello del terreno, che è dannoso per la salute), ma alla fine il Consiglio l’ha spuntata e il CH4 è stato sbianchettato dal testo finale.

Nello specifico, i cap alle emissioni nazionali tra 2020 e 2029 di ogni inquinante sono identici a quelli su cui i paesi si sono già impegnati con la revisione del Protocollo di Gothenburg. Invece il secondo step, dopo il 2030, ha dei limiti più stringenti che consentiranno di ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute del 50%.

Via libera alla direttiva NEC, l’Italia ha spinto per inquinare di più

 

Tutte le scappatoie dalla direttiva NEC

Poi ci sono alcune scappatoie che, in nome della flessibilità, permetteranno agli stati membri di sforare i limiti. Una di queste misure (soprannominata “carta esci di prigione”, come nel Monopoli) è stata inserita dal Consiglio. Come funziona? In caso di estati secche o inverni rigidi, gli stati potranno basarsi non sul dato annuale degli inquinanti, ma sulla media degli ultimi 3 anni.

Compare anche il comma-dieselgate: se mai uno e un solo settore inquinasse molto più di quanto era stato preventivato, lo stato non ne avrà la responsabilità. È esattamente quello che è successo negli ultimi mesi con lo scandalo emissioni: che ci siano altri altarini che stanno per saltare?

Chi ha spinto per annacquare le responsabilità e tenersi pronto il paracadute? Neanche a farlo apposta, nella lista dei paesi pro-smog c’è anche l’Italia. “UK, Francia, Italia, Polonia, Romania e Bulgaria hanno preferito permettere all’industria e all’agricoltura di continuare a inquinare invece di concentrarsi su misure utili per salvare la vita dei cittadini”, sostiene Louise Duprez, senior policy officer per la qualità dell’aria dell’European Environmental Bureau (EEB).

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