Il tasso di emissioni cresce così rapidamente da portare il riscaldamento globale verso vette mai viste negli ultimi 66 milioni di anni
(Rinnovabili.it) – Il tasso di emissioni di anidride carbonica è oggi più elevato che in qualsiasi altro momento degli ultimi 66 milioni anni. Secondo un nuovo studio dell’Università delle Hawaii, è dall’età dei dinosauri che il riscaldamento globale non è così veloce. Questo pone severi rischi per la sopravvivenza del genere umano e di molte altre specie viventi sul pianeta.
Gli scienziati hanno scritto che il ritmo di crescita delle emissioni è molto più alto rispetto all’era geologica in cui si verificò – 56 milioni di anni fa – l’altro rapido aumento, allora probabilmente causato da un rilascio di gas serra intrappolati nei fondali marini.
In quel caso, le temperature salirono di 5 gradi Celsius e la vita marina venne irreparabilmente danneggiata a causa dell’acidificazione degli oceani. Oggi, per colpa delle attività umane, rischiamo addirittura di peggiorare quella situazione.
«L’attuale tasso di rilascio del carbonio di origine antropica non ha precedenti negli ultimi 66 milioni di anni», hanno dichiarato gli scienziati sulla rivista Nature Geoscience.
Ad oggi, le emissioni di carbonio (dovute soprattutto alla combustione di fonti fossili) si attestano a circa 10 miliardi di tonnellate all’anno. Il tasso di crescita registrato 56 milioni di anni fa, seppure catastrofico, si attestava a 1,1 miliardi l’anno e proseguì per 4.000 anni.
Gli scienziati hanno esaminato la composizione chimica dei fossili di minuscoli organismi marini nei fondali al largo del New Jersey per valutare quell’antico il riscaldamento, conosciuto come il Massimo Termico del Paleoeocene-Eocene (PETM).
Secondo le Nazioni Unite, le temperature potrebbero salire (senza politiche di mitigazione) entro questo secolo fino a 4,8 °C rispetto ai livelli preindustriali, causando inondazioni, siccità e tempeste più potenti. L’aumento di anidride carbonica negli oceani provocherebbe una maggiore acidità, minacciando la vita di molte creature che in un ambiente basico possono costruire i loro gusci protettivi.
«I nostri risultati suggeriscono che la futura acidificazione degli oceani e i possibili effetti sulla calcificazione degli organismi marini saranno più gravi che durante il PETM – ha detto Richard Zeebe, ricercatore dell’Università delle Hawaii e principale autore del paper – Le future catastrofi ecosistemiche rischiano di superare le estinzioni relativamente limitate osservate durante il PETM», quando la vita marina ha avuto più tempo per adattarsi al riscaldamento globale.