(Rinnovabili.it) – Un anno dopo lo scoppio del Dieselgate che ha travolto per prima Volkswagen, sepolta sotto il peggiore scandalo della sua storia, un nuovo studio svela una verità diversa. No, non riabilita la casa automobilistica tedesca: sostiene invece che quasi tutti gli altri produttori di auto diesel fanno anche di peggio. Secondo Transport&Environment, organizzazione che raccoglie oltre 50 gruppi ambientalisti di tutta Europa, praticamente nessun veicolo diesel Euro6 in commercio rispetta realmente i limiti alle emissioni.
Volkswagen, con una certa ironia, ha di che consolarsi perché non è certo la peggiore. In media le nuove auto diesel testate su strada producono NOx 5 volte oltre i limiti consentiti. I NOx sono tra i fattori alla base delle piogge acide e sono correlati con gravi malattie dell’apparato respiratorio. Da settembre 2015 è entrato in vigore il nuovo vincolo di 0,08 g/km, ma di tutti i modelli messi alla prova solo 3 hanno dimostrato di essere in regola. La peggiore è Audi le cui emissioni sono ben 22 volte sopra la norma. Fiat e Suzuki sono in cima alla lista con NOx 15 volte oltre i limiti, seguite da Renault-Nissan (14 volte), Opel (10 volte), e poi Hyundai, Mercedes-Benz, Kia, Ford, Jaguar, Peugeot, Toyota. In teoria, secondo le nuove regole in vigore da settembre 2017, nessun veicolo di queste marche potrà più essere venduto.
Transport&Environment ha verificato anche le emissioni per i veicoli Euro5, trovando una situazione non troppo dissimile. Anche in questo caso i limiti sono ampiamente infranti, con la particolarità che le auto Volkswagen sono tra quelle più “pulite”. Secondo l’organizzazione, in Europa circolano attualmente quasi 30 milioni di veicoli che emettono almeno il triplo dei NOx consentiti. E la colpa, si legge nel report, sarebbe da imputare principalmente all’obsoleto sistema di test in vigore in Ue.
Intanto la commissaria Ue all’Industria, la polacca Elzbieta Bienkowska, ha annunciato che intende avviare nel giro di alcune settimane una procedura di infrazione verso alcuni Stati membri per non aver supportato i regolamenti sulle emissioni con adeguate politiche nazionali. Bienkowska non ha specificato quali Paesi saranno colpiti, né il loro numero totale.