La Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro Germania, Gran Bretagna, Spagna, Lussemburgo, Lituania, Repubblica Ceca e Grecia sullo scandalo emissioni
(Rinnovabili.it) – Con una decisione più di forma che di sostanza, la Commissione europea prova a richiamare all’ordine i Ventotto sulla faccenda dieselgate. Il braccio esecutivo dell’UE ha aperto una procedura di infrazione contro 7 Stati perché non hanno applicato le leggi nazionali sulle emissioni delle auto per sanzionare le compagnie – Volkswagen in testa – che hanno barato per anni grazie ai software truccati che falsavano i test di laboratorio e per non aver saputo (o voluto) svolgere il dovuto ruolo di controllo.
L’odissea dello scandalo emissioni si arricchisce così di un nuovo capitolo. Il bubbone scoppiato negli Usa alla fine del 2015 ha travolto Volkswagen ed è dilagato in Europa nel giro di un mese. Milioni di auto truccate, livelli di inquinanti decine di volte superiori ai livelli stabiliti per legge, ricadute enormi sulla salute dei cittadini. Da allora è passato più di un anno e l’UE, così come i paesi membri, ha fatto di tutto per attutire il colpo. Non certo facendo chiarezza, però. Oggi sappiamo che Bruxelles era a conoscenza delle irregolarità già dal 2010 ma ha voltato la testa dall’altra parte, e lo stesso hanno fatto governi e autorità nazionali. La commissione d’inchiesta europea non sta producendo risultati apprezzabili e i politici chiamati a testimoniare si profondono regolarmente in una sfilza di ‘non sapevo’ e ‘non ricordo’.
Così la mossa della Commissione contro Germania, Gran Bretagna, Spagna, Lussemburgo, Lituania, Repubblica Ceca e Grecia appare più che altro come l’ennesima puntata del solito scaricabarile. Punta a sanzionare alcuni Stati, ma già lo scorso febbraio l’emiciclo di Bruxelles aveva di fatto legalizzato il dieselgate, stabilendo che fino al 2017 le auto potranno inquinare oltre i limiti e poi entrerà in vigore una blanda riforma, simile più ad una sanatoria per altri scandali emissioni.
I 7 devono rispondere di accuse diverse. Germania, UK, Spagna e Lussemburgo devono spiegare perché le loro autorità nazionali hanno dato il via libera ai veicoli Volkswagen senza batter ciglio. Berlino e Londra, inoltre, hanno condotto indagini interne ma si rifiutano di condividere tutte le conclusioni con Bruxelles: dovranno rispondere anche di questo. Quanto agli altri 3 paesi, la loro colpa è non aver aggiornato le normative nazionali introducendo un sistema di sanzioni come richiede l’UE. Tutti e 7 hanno 2 mesi di tempo per rispondere, poi potrebbero essere deferiti alla Corte europea di giustizia.