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Dieselgate: Berlino non vuole i controlli di Bruxelles

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(Rinnovabili.it) – Prima di dimettersi per il dieselgate, il CEO di Wolkswagen Martin Winterkorn si era detto stupito che una cosa simile fosse potuta accadere in una azienda come l’ammiraglia tedesca del settore automobilistico. Tuttavia, che lo scandalo non fosse frutto del caso o di una mela marcia lo si è appurato in pochi mesi. Numerose inchieste giudiziarie e giornalistiche hanno dimostrato come le irregolarità non fossero circoscritte ai dispositivi tecnologici in grado di ingannare i computer nella fase di test delle emissioni. Il problema era molto più ampio, e coinvolgeva diverse case automobilistiche interessate a sfruttare un sistema regolatorio a maglie larghe, su cui pesano le responsabilità dei più alti livelli della Commissione Europea.

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Di fronte all’indignazione pubblica e al lavoro giudiziario, Bruxelles ha dovuto correre ai ripari. In primo luogo ha approvato nuovi tetti alle emissioni, sostanzialmente una sanatoria per le illegalità fino a quel momento perpetrate. Poi si è dedicata alla prevenzione: per evitare nuovi dieselgate, entro settembre dovrebbe essere varato un pacchetto di norme che aggiorna i protocolli di test e migliora le rilevazioni degli ossidi di azoto e particolato fine in condizioni di guida reale. L’esecutivo europeo sta inoltre cercando di ottenere più ampi poteri per sanzionare le case automobilistiche che non rispettano le disposizioni fino a 30 mila euro per veicolo. Ma deve prima ottenere l’approvazione degli stati membri. E la Germania è in prima linea nell’ostruzionismo.

Dieselgate Berlino non vuole i controlli di Bruxelles 2Berlino non ama l’idea che Bruxelles metta il naso nei suoi affari, e in un documento di posizionamento visto da Reuters afferma di voler trattenere a livello nazionale ogni potestà sui test delle auto. Inoltre, l’Europa sta cercando trasferire sui governi l’onere del mantenimento dei centri in cui avvengono i test dei veicoli, ma i tedeschi preferirebbero che tutto restasse com’è, ovvero che a sborsare fossero ancora le case automobilistiche. Con tutti i conflitti di interessi annessi e connessi. Anche la proposta di testare le vetture in strutture certificate e gestite dalle autorità incaricate dell’omologazione ha ricevuto un secco “nein”. Berlino non sembra preoccupata che i costruttori facciano tutto in casa propria e lontano dal controllo indipendente.

Non c’è solo la Germania a fare muro contro la nuova regolamentazione: un’inchiesta del Parlamento europeo ha accusato i governi di Italia, Francia e Spagna di ritardare l’adozione di misure più severe. La lezione del dieselgate, a quanto pare, non è servita.

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