(Rinnovabili.it) – Una nuova agenzia europea per le certificazioni dei veicoli. Un’autorità unica, quindi, che prenda il posto dei singoli enti nazionali. È la proposta contenuta nelle raccomandazioni finali della Commissione di inchiesta sul dieselgate dell’Europarlamento. Raccomandazioni che accompagnano la relazione conclusiva sullo scandalo emissioni che ha colpito il continente alla fine del 2015 a suon di test truccati, emissioni decine di volte sopra i limiti e tutte o quasi le case automobilistiche coinvolte e conniventi.
Una proposta, quella dell’agenzia unica europea, che è tanto sensata quanto poco apprezzata dagli Stati membri. Da quando se ne iniziato a discutere, negli ultimi mesi, le voci contrarie si sono levate numerose. Ad aver espresso parere contrario all’iniziativa è sia il comitato parlamentare sul mercato interno, sia la commissaria UE al mercato interno Elżbieta Bieńkowska. Ma bisognerà ancora discuterne. Il rapporto finale della commissione d’inchiesta, infatti, è stato approvato con 40 voti a favore, due contrari e due astensioni. Contiene indicazioni e consigli che, sebbene non abbiano valore vincolante, impegnano comunque Commissione e Parlamento a tenerli presente.
L’inchiesta era già stata presentata lo scorso dicembre in via preliminare. Vi si legge che la Commissione europea ha agito tardi e male nello scandalo dieselgate nonostante avesse sotto gli occhi tutte le prove. E diversi paesi membri – tra i quali c’è anche l’Italia – hanno provato a ritardare l’adozione di regole più stringenti sui test sulle emissioni. “L’inchiesta spiega giustamente che le autorità nazionali hanno fallito nel far rispettare le regole sulle emissioni – commenta Julia Poliscanova della Ong Transport&Environment – Finché ciò resta responsabilità esclusiva delle autorità nazionali, la collusione con le case automobilistiche prolifererà”.
L’Europarlamento dovrà votare questa primavera sul rapporto finale. Un rapporto da cui è sparito il nome di uno dei principali responsabili, come testimoniano le carte e le audizioni raccolte dalla commissione d’inchiesta: Antonio Tajani, all’epoca dei fatti commissario all’Industria. L’inchiesta mette sotto accusa l’ex presidente della Commissione Barroso, ma i membri della commissione provenienti dalle fila del Partito Popolare sono riusciti alla fine a cancellare qualsiasi reprimenda su Tajani. Che, da gennaio, è stato eletto presidente del Parlamento.