Una lettera aperta per chiedere di non legalizzare la deforestazione
(Rinnovabili.it) – «Desideriamo esprimere la nostra grave preoccupazione sulla base scientifica di recenti sviluppi politici sul regolamento LULUCF e sui criteri di sostenibilità per la biomassa nella direttiva sulle energie rinnovabili. Vi esortiamo a sostenere la massima integrità di questi due fascicoli fortemente interconnessi per garantire che rispettino gli impegni globali dell’UE per attenuare i cambiamenti climatici e fermare la perdita di biodiversità».
Inizia così la lettera firmata da 190 scienziati europei e statunitensi preoccupati per la deforestazione, dopo che il Parlamento Europeo ha votato una posizione di compromesso sul regolamento che disciplina le emissioni di gas serra derivanti da quell’insieme di pratiche che comprendono l’uso del suolo, il cambiamento dell’uso dei terreni e la silvicoltura (Land Use, Land Use Change and Forestry – LULUCF) nel quadro delle politiche per il clima e l’energia da qui al 2030.
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La falla nel nuovo regolamento LULUCF è evidente: promuove un aumento della cosiddetta “gestione forestale attiva”, incoraggiando un aumento della deforestazione con il fine di sostituire i combustibili fossili con il legno e la bioenergia. Ma non tiene conto degli impatti climatici complessivi di questa pratica.
«Questo approccio rischia di avere effetti negativi sul clima, sulla biodiversità e sugli ecosistemi resilienti, emettendo più gas a effetto serra, influenzando i processi biofisici e causando ulteriori perdite di habitat», scrivono i 190 esperti. La richiesta è dunque prendere come riferimento per il calcolo delle emissioni LULUCF, un periodo precedente all’introduzione della direttiva 28 sulle energie rinnovabili, approvata nel 2009, che ha falsato il meccanismo escludendo dalla contabilizzazione le biomasse provenienti da fonti diverse rispetto agli scarti agricoli e del legno. Un colpo di mano che, in sostanza, ha deregolamentato la deforestazione, garantendo libertà di movimento all’industria del legname e della carta.
«La bioenergia da biomassa forestale non è carbon neutral – proseguono gli esperti nella loro missiva – e può avere gravi ripercussioni sul clima. La combustione della biomassa forestale rilascia generalmente più anidride carbonica nell’atmosfera rispetto ai combustibili fossili, a causa della minore densità energetica e dell’efficienza di conversione della biomassa», perché bisogna bruciarne di più rispetto ai combustibili fossili.
La proposta finale si condensa in un elenco di priorità, tra cui: escludere la regolamentazione introdotta nel 2009 dai livelli di riferimento per la gestione forestale, considerare pienamente gli impatti climatici delle foreste, scoraggiare attivamente la deforestazione, introdurre criteri di sostenibilità per l’uso di biomasse forestali nel settore energetico.