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Ecco chi lavora per deregolamentare il fracking in Europa

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(Rinnovabili.it) – Una lettera segreta, le lobby del petrolio e del gas e un governo connivente. Sono gli ingredienti di uno dei tanti tentativi di disintegrare la normativa che la Commissione europea sta preparando allo scopo di regolamentare il fracking sul suolo continentale. La missiva, datata 17 luglio e firmata da dirigenti e cda di 9 società, è stata intercettata dal Guardian. Il giornale ha anche scoperto che il governo britannico si è schierato, dietro le quinte, con le multinazionali del fossile per persuadere i leader europei a scartare una serie di misure di sicurezza ambientale riguardanti la fratturazione idraulica. In prima fila, insieme a David Cameron, vi sono Shell, BP, Exxon, Chevron, ConocoPhillips, Petrobras, Statoil, Total, HSE.

Chiedono un incontro privato con il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. La lettera confidenziale invita Timmermans a «ritirare questa proposta, che potrebbe seriamente esacerbare un clima già sfavorevole agli investimenti per la produzione di petrolio e gas in Europa». I colossi del fossile ritengono una perdita di tempo porre vincoli troppo stretti alla tutela ambientale. Fonti governative del Regno Unito, secondo il Guardian, affermano che qualsiasi nuova forma di controlli industriali sarebbe «una inutile restrizione». La spinta alla deregolamentazione, nota il quotidiano britannico, sembra andare contro le rassicurazioni di Cameron, che aveva dichiarato di considerare il fracking sicuro «solo se adeguatamente regolamentato».

 

Ecco chi lavora per deregolamentare il fracking in Europa

 

Il messaggio delle lobby è un segno dell’intensa battaglia che infuria, lontano dai riflettori dell’arena pubblica, intorno alla preparazione della normativa europea sul fracking. Il provvedimento dovrebbe obbligare le compagnie all’uso delle migliori tecnologie disponibili e all’adozione di procedure di gestione del rischio (BREF) durante lo sfruttamento dello shale gas o di altri idrocarburi. Esse includono i controlli in situ delle perdite di metano e la cattura di gas e composti volatili che altrimenti potrebbero essere rilasciati in atmosfera. Le prossime tappe prevedono una riunione di esperti degli Stati membri il 13 ottobre, mentre la proposta definitiva è attesa per il maggio 2018.

 

«L’industria del fracking e il governo del Regno Unito rassicurano l’opinione pubblica sul loro impegno per gli standard di sicurezza – ha dichiarato Antoine Simon, uno dei portavoce di Friends of the Earth Europe – ma dietro le quinte stanno combattendo le unghie e con i denti per evitare qualsiasi tipo di supervisione. Un approccio tanto disinvolto è scioccante visti gli impatti distruttivi di questa industria sulle persone e sul pianeta. Abbiamo bisogno di un divieto totale di fracking».

L’Associazione internazionale dei produttori di petrolio e gas (IOGP), invece, lamenta che l’obbligo a dotarsi delle migliori tecnologie disponibili costituirebbe un tentativo inaccettabile di regolamentare ulteriormente il settore.

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