L’Ispra passa ai ministeri la carta dei siti per i rifiuti radioattivi
(Rinnovabili.it) – “L’ISPRA ha consegnato nei giorni scorsi al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare e al Ministero dello Sviluppo Economico un aggiornamento della relazione prevista dal D.Lgs. n.31/2010 sulla proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) alla localizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi predisposta dalla Sogin SpA”.
Comincia così il comunicato dell’ISPRA uscito il giorno dopo le elezioni, e forse per questo sfuggito ai media. La pubblicazione della carta era stata promessa prima della tornata elettorale dal Ministro Calenda, titolare del dicastero dello Sviluppo Economico. Ma i tempi stretti, e soprattutto l’opportunità politica di mettere un simile tema nelle urne, hanno portato ad uno spostamento.
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La relazione dell’ISPRA al governo, così come la proposta di CNAPI avanzata da Sogin, è stata classificata come riservata. Manterrà questa segretezza fino alla pubblicazione (a cura di Sogin) a seguito del nulla osta rilasciato dai Ministeri coinvolti. Da qui inizierà un percorso così strutturato: dopo quattro anni di consultazioni con le comunità locali nelle aree considerate idonee ad ospitare le scorie nucleari italiane, bisognerà individuare il sito per la costruzione del deposito. Le operazioni richiederanno altri quattro anni, perciò – se la carta delle aree idonee sarà pubblicata nei prossimi mesi, entro il 2026 l’iter si dovrebbe concludere.
In realtà, è ragionevole pensare che ci vorrà più tempo: non è affatto semplice far digerire a una comunità la costruzione di un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, non è semplice costruirlo con appalti trasparenti e non è detto che bastino quattro anni a finire i lavori. Intanto, però, i siti temporanei si avvicinano alla capienza massima. Come ha ricordato la presidente della Commissione Ecomafie, Chiara Braga, ad esempio, “lo stoccaggio a medio termine dei rifiuti sanitari radioattivi contenenti radionuclidi avviene nel deposito temporaneo Nucleco in Casaccia, ed è del tutto evidente che la continua e costante produzione negli anni di rifiuti radioattivi in ambito sanitario porterà ad un ulteriore aggravamento della già difficile capacità di gestione dei volumi prodotti”.