(Rinnovabili.it) – La deforestazione e l’urbanizzazione sono due probabili cause di questa nuova emergenza in Sud America, costituita dal virus Zika. Il degrado ambientale provocato dall’uomo e le sue incursioni sempre più frequenti in territori rimasti incontaminati avrebbe pericolosamente esposto gli esseri umani, secondo alcuni esperti, al rischio di infezione.
Oltre all’abbattimento continuo delle foreste, la crescita metastatica delle città con la proliferazione di baraccopoli e spazzatura rappresenta un fattore chiave della rapida proliferazione del virus.
Zika ha raggiunto 23 Paesi e territori da quando i primi casi sono stati segnalati in Brasile lo scorso anno. La professoressa Amy Vittor, esperta di malattie trasmesse dagli insetti presso l’Emerging Patogens Institute dell’Università della Florida, ha detto che la nascita e la diffusione del virus è «assolutamente» collegata con il degrado ambientale.
Interrogata dall’Independent, la scienziata ha dichiarato che simili malattie rimangono confinate in un «ciclo chiuso di animali e zanzare», fino a quando non si diffondono tra le persone a seguito delle nostre voraci iniziative. L’esempio principe è il disboscamento: Vittor spiega infatti che la sua ricerca ha dimostrato come «la deforestazione a scopi agricoli e la ricrescita di vegetazione bassa» hanno fornito un ambiente molto più adatto per la proliferazione di questi insetti, che prima abitavano indisturbati la foresta incontaminata. La dottoressa Allison Gottwalt, del dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica della George Washington University descrive l’abbattimento delle foreste come la creazione di «condizioni ideali perché i vettori si riproducano e diffondano le malattie infettive». In maniera molto simile potrebbe essere esploso il caso Ebola.
Pozzanghere anche molto piccole, pneumatici fuori uso e contenitori di plastica, che abbondano in Brasile, sono un ottimo ambiente per la proliferazione delle zanzare. In passato hanno permesso di diffondere la febbre dengue, ora tocca alla Zika. La città di Recife, epicentro del focolaio brasiliano, ha invitato i suoi abitanti a «cambiare le loro abitudini in relazione ai rifiuti e all’ambiente».
Il virus è stato scoperto nel 1947 in una scimmia della piccola Foresta di Zika, in Uganda. Un anno dopo è stato identificato nelle zanzare Aedes, che lo hanno trasmesso alle persone in Africa e Asia. Queste ultime hanno iniziato a portarlo per il mondo con viaggi in aereo. Ma i sintomi erano stati lievi. La prima grave epidemia nota ha avuto luogo nella piccola isola del Pacifico di Yap nel 2007, seguita da una epidemia più grande nel 2013 nella Polinesia Francese. Quell’anno, 28 mila persone hanno avuto bisogno di cure mediche, 72 di loro hanno sofferto gravi sintomi neurologici e 40 hanno sviluppato la sindrome di Guillain-Barré, una rara malattia del sistema nervoso. Si pensa che abbia raggiunto il Brasile attraverso il Pacifico.