Sono più di 100 i siti Patrimonio dell’Umanità riconosciuti e posti sotto tutela dall’Agenzia delle Nazioni Unite già degradati a causa di fattori antropici
(Rinnovabili.it) – Nemmeno la tutela dell’Unesco protegge davvero i siti naturali dall’impatto negativo dell’uomo e dalla deforestazione. Sono più di 100 i siti Patrimonio dell’Umanità riconosciuti e posti sotto tutela dall’Agenzia delle Nazioni Unite già degradati a causa di fattori antropici. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Biological Conservation, che si focalizza sullo stato di conservazione e le crescenti pressioni di questi siti, in particolare per quanto riguarda il patrimonio forestale.
I siti identificati dall’Unesco come patrimonio di valore universale da tutelare per criteri ambientali include in tutto 229 luoghi. Di questi, secondo lo studio, negli ultimi 25 anni ben il 63% è andato incontro ad un aumento della pressione antropica, soprattutto a causa della costruzione di strade che li attraversano, dell’agricoltura, di altre opere infrastrutturali e dell’edificazione di abitazioni. A patire in modo considerevole sono i siti in cui sono presenti foreste: 9 su 10 di quelli analizzati nello studio, in tutto più di 100, recano i segni di una perdita di superficie boschiva almeno a partire dal 2000.
I danni ambientali non sono distribuiti in modo uniforme in tutto il Pianeta. I paesi in cui la minaccia è maggiore sono gli stati del Nord America e l’Australia. Nel primo caso, la perdita di selve e boschi è talmente ampia da pesare per più della metà della deforestazione totale monitorata nello studio. In generale, i rischi sono in aumento ovunque, tranne in Europa. Una buona notizia? Secondo gli autori della ricerca è certamente un dato incoraggiante, ma va preso con le dovute cautele. Ciò dipende dal fatto che il loro lavoro non ha analizzato nello specifico alcune possibili minacce dirette come il bracconaggio, le ricadute dell’aumento dei flussi turistici e alcuni effetti dei cambiamenti climatici.
“Il mondo non accetterebbe mai che l’Acropoli venisse rasa al suolo, né che un paio di piramidi venga distrutta per lasciare spazio a quartieri residenziali o strade – commenta James Allan dell’università del Queensland, autore della ricerca – Eppure, proprio adesso, nel nostro pianeta, permettiamo che molti dei Siti Patrimonio dell’Umanità vengano alterati profondamente”.