Si rincorrono mese dopo mese i record sulla deforestazione dell’Amazzonia e i piani di Bolsonaro non fanno sperare per il meglio.
(Rinnovabili.it) – Per l’ennesima volta, secondo i dati ufficiali, la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana raggiunge un altro record, più che raddoppiando a gennaio 2020 rispetto all’anno precedente. Nello specifico, a detta del National Institute for Space Research (INPE) del Brasile, sono stati eliminati più di 280 km2 di area boschiva, con un aumento delle aree distrutte pari al 108%. Si tratta della più grande area di foresta pluviale mai cancellata nel mese di gennaio a partire dal 2015, quando i dati hanno iniziato a essere raccolti.
Grazie al sistema satellitare DETER, che monitora la deforestazione dell’Amazzonia in tempo reale, si è quindi potuto fare il confronto con i dati del gennaio 2019, 2018 e 2017, durante i quali sono stati cancellati rispettivamente 136, 183 e 58 km2. Specialmente nel nord del Brasile, il processo di distruzione della foresta pluviale è cresciuto dell’85% nel corso di tutto il 2019, superando i 9.166 km2 (il numero più alto degli ultimi cinque anni), contro i 4.946 del 2018.
La forte impennata della deforestazione dell’Amazzonia coincide con il primo anno in carica del presidente Jair Bolsonaro, che dall’inizio del suo mandato ha allentato le restrizioni sullo sfruttamento della foresta pluviale brasiliana. Nel corso dell’estate 2019, inoltre, il governo ha cercato di ridurre al minimo il controllo degli incendi boschivi che hanno coinvolto l’Amazzonia, indignando l’opinione pubblica internazionale. In quell’occasione, tra l’altro, si è anche verificato il licenziamento di Ricardo Galvao, presidente dell’INPE nonché uno dei 10 scienziati più importanti del 2019 secondo la rivista britannica Nature. La causa del licenziamento era, a detta del governo brasiliano, l’aver esagerato l’entità della deforestazione dell’Amazzonia.
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Come se non bastasse, recentemente Bolsonaro ha svelato un vasto piano di sfruttamento delle risorse della foresta amazzonica che consentirà la realizzazione di progetti minerari, agricoli e idroelettrici nelle riserve e nelle terre indigene. Il disegno di legge, però, deve ancora essere approvato dal Congresso brasiliano.