(Rinnovabili.it) – La deforestazione continua a crescere e il popolo che abita la Colombia amazzonica è sempre più preoccupato che questo fenomeno non si riesca ad arrestare prima che il danno sia irreversibile.
Secondo il leader della popolazione indigena locale Roberto Ordonezè davvero assurdo e preoccupante che si debba “viaggiare per ben due giorni lungo il fiume Caquetá prima di riuscire a vedere un albero che sia sfuggito alle asce dei raccoglitori di gomma, ai taglialegna, agli allevatori e anche ai minatori”.
Seguendo i dati registrati da un sondaggio realizzato dalla Ipsos Napoleón Franco e da Amazonas 2030 intervistando i residenti della zona, circa il 94% della popolazione ha confessato di sentirsi in pericolo e di vedere minacciata anche l’area nella quale vive avvertendo la fragilità dell’ecosistema.
Tra le principali preoccupazioni espresse nel sondaggio il taglio indiscriminato dei boschi è stato messo in evidenza dall’85% della popolazione intervistata, l’aumento del tasso di inquinamento preoccupa il 62%, il numero delle specie a rischio il 37%, la sovrappopolazione il 21% e le fluttuazioni climatiche il 19%.
A preoccupare le popolazioni che abitano le zone periferiche dell’area è l’aumento della presenza di miniere e la crescita del commercio di olio di palme, che oltre a rappresentare una minaccia ambientale sono un pericolo per la sicurezza e la salute della popolazione locale.
A creare scompiglio tra le popolazioni che abitano la Colombia amazzonica anche la diminuzione della disponibilità di cibo determinata dall’impoverimento della biodiversità e la preoccupazione economica, visto che le entrate generate dall’estrazione dell’oro e dalla produzione di olio non vengono investite nell’area e quindi non generano nuova ricchezza né investimenti a beneficio dell’istruzione, della qualità dei servizi né della salute delle persone.