Vaste aree boscose bruciate per consegnarle all’agricoltura contribuiscono al cambiamento climatico. Il patto sulla deforestazione poteva cambiare le cose
Tra i firmatari anche Indonesia, Filippine e Costa Rica, tutti Paesi con grandi aree coperte dalla foresta pluviale. Unica assenza pesante, proprio quella del Brasile.
«Sfortunatamente non siamo stati consultati – si indigna il ministro dell’Ambiente, Izabela Texeira – Ma penso sia impossibile portare avanti una iniziativa globale sulle foreste senza il Brasile. Non ha semplicemente senso».
Le Nazioni Unite invece raccontano una storia diversa: gli sforzi per coinvolgere il governo Rousseff nella firma della Declaration on Forests sarebbero caduti nel vuoto.
Un grave caso diplomatico, ma soprattutto un danno inestimabile per l’ambiente. I confini brasiliani bordano infatti la seconda area coperta da foreste al mondo: 5 milioni di chilometri quadrati. L’Amazzonia viene rosicchiata dai roghi dei tagliaboschi, che cercano di liberare terreno per l’agricoltura. Con i loro incendi minacciano gravemente quel paradiso di biodiversità che è la foresta equatoriale, e contribuiscono all’emissione di CO2 in atmosfera.
Negli ultimi anni, tuttavia, il governo ha dichiarato di aver ridotto del 67% il tasso di deforestazione: nonostante questo, l’immensità dell’Amazzonia brasiliana rende la partecipazione di questa nazione troppo importante.