In Europa la biodiversità è sotto pressione a causa di fenomeni spregevoli come il bracconaggio, la pesca e la deforestazione illegale
Gli effetti di bracconaggio e disboscamento sono sempre più evidenti
(Rinnovabili.it) – Devastazione e saccheggio. Sostantivi pesanti quelli utilizzati dal Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) e dal WWF nell’ultimo rapporto congiunto sulle minacce all’ambiente e alla vita selvatica nella “civilissima” Europa. Siamo di fronte a un vero e proprio attacco alla biodiversità di 15 paesi del vecchio continente: crimini ambientali come la deforestazione, la pesca illegale, il bracconaggio e il mercato nero del caviale stanno mettendo sotto pressione gli ecosistemi soprattutto nella regione Danubio-Carpazi.
Almeno una specie di storione del Danubio si è estinta a causa del commercio di caviale su un mercato nero che vale 22 milioni di euro. Altre tre specie sono oggi a rischio, una delle quali è talmente rara che si riesce neppure a monitorare. Poi c’è la strage degli uccelli: 36 milioni di piccoli volatili massacrati nel Mediterraneo ogni anno, molti dei quali finiscono nei ristoranti italiani e maltesi. Il nostro paese è un focolaio di cacciatori e bracconieri, dalle isole come Ponza o il Giglio alla Sardegna, fino al bresciano.
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I crimini ambientali sono oggi la quarta attività illegale al mondo per mole di denaro che riescono a mobilitare: il giro d’affari va dai 91 ai 258 miliardi l’anno. Soltanto il costo della deforestazione illegale in Romania è stimato in 5 miliardi di euro negli ultimi vent’anni. Questa cattiva gestione dell’ambiente aggrava anche gli effetti dei cambiamenti climatici, con incendi boschivi che hanno spazzato via i boschi artificiali popolati di piante non autoctone della Bulgaria.
Secondo gli autori del rapporto, è «sempre più evidente che le foreste naturali sono più resistenti ai cambiamenti climatici e che queste aree devastate dagli incendi boschivi dovrebbero essere riforestate con alberi nativi».
Qualche buona notizia viene dal recupero parziale di alcune popolazioni di grandi carnivori come orsi, lupi e linci, che grazie a una migliore applicazione delle direttive europee sulla natura sono state avvistate in paesi dove erano considerate estinte, come la Danimarca e l’Austria.