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LIFE I+DARTS: decontaminare i suoli ha i suoi lati green

decontaminare(Rinnovabili.it) – Per decontaminare il suolo ci si può servire di tecniche green in grado di limitare i danni ambientali ed economici, oltre che i rischi per la salute e per gli ecosistemi. La chiusura di siti industriali o la dismissione di miniere richiedono spesso interventi di bonifica per limitare l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere sottostanti. Decontaminare queste aree rappresenta per l’Europa una risorsa, oltre che la possibilità di ponderare nuovi impieghi del territorio. Ad occuparsi di queste criticità ci pensa il progetto europeo LIFE I+DARTS, cofinanziato da LIFE+, che vuole sviluppare un protocollo per permettere il recupero dei suoli contaminati da arsenico e da metalli pesanti in ex siti minerari o industriali. Guidato dall’Università di Oviedo il progetto vede anche la collaborazione del Principato delle Asturie e Sogener, oltre a collaboratori in centri di ricerca in Polonia, Svezia e Spagna.

 

Il progetto dovrebbe entrare in funzione a partire da agosto 2016, anche se i primi risultati importanti sono già arrivati visto che il team ha dichiarato di aver scoperto che la betulla piuttosto che il salice, le inule e le leguminose hanno la capacità di assorbire e trattenere arsenico e metalli pesanti come anche alcuni batteri endofiti sono stati isolati per la loro capacità di favorire la decontaminazione.

Per ottenere i suoi risultati LIFE I+DARTS utilizza diverse tecniche: partendo dallo scavo e dallo smaltimento in discarica passa al contenimento e alla rimozione dei contaminanti attraverso tecnologie biologiche fisico-chimiche o biologiche, queste ultime due ritenute più convenienti e sostenibili rispetto alle altre.

Nel corso del progetto quadriennale, il team sta portando avanti cinque azioni di base: bonifica del suolo su scala pilota, un confronto tra tecnologie di bonifica ecologiche e tecnologie fisico-chimiche, lo sviluppo del protocollo come strumento per la gestione dei suoli inquinati da arsenico e diffusione di informazioni sulle attività e i risultati del progetto.

Il prof. Rodríguez Gallego coordinatore del progetto ha dichiarato: “In verità, abbiamo trovato siti molto eterogenei e questa si è rivelata una difficoltà. La composizioni del terreno è molto diversa su una distanza breve e questo complica le nostre attività, ma siamo stati anche sorpresi dalla grande capacità dell’ambiente di rigenerarsi”. 

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