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Troppi dati nascosti sulle emissioni del fracking

Troppi dati nascosti sulle emissioni del fracking

 

(Rinnovabili.it) – L’Agenzia statunitense di protezione ambientale (EPA) ha proposto ieri un nuovo regolamento che obblighi le società energetiche a riferire al governo federale tutte le emissioni di gas serra provocate dai pozzi scavati con il fracking. Stessa cosa per quanto riguarda le stazioni di compressione del gas naturale e degli oleodotti.

 

Il Reporting Greenhouse Gas Program dell’EPA richiede attualmente alle compagnie energetiche di segnalare solo le emissioni da operazioni fracking che comportano il flaring, cioè la prassi di bruciare il gas naturale in eccesso presso un pozzo di estrazione.

Gli scienziati però hanno chiesto un resoconto più approfondito delle emissioni di gas serra del settore energetico, cosicché sia possibile comprendere appieno come le operazioni di estrazione del petrolio e del gas influenzino il cambiamento climatico. Molti studi hanno dimostrato che il metano fuoriesce spesso dai punti estrattivi, ma le informazioni di pubblico dominio accessibili ai ricercatori sono poche, così che non è facile mappare le fonti di emissione.

 

«Queste non sono attualmente incluse nel Reporting GHG Program, e un insieme di dati completo a livello nazionale attualmente non esiste o non è pubblico», ha detto la portavoce EPA Enesta Jones.

Il programma di mappatura dei gas serra, in atto da circa quattro anni, richiede a circa 8.000 grandi inquinatori del mondo industriale di comunicare le proprie emissioni. L’inquinamento censito rappresenta circa il 50 per cento di tutte le emissioni di gas serra negli Stati Uniti.

La norma proposta ieri, che l’EPA intende portare a casa entro la fine dell’anno, richiede alle aziende di rivelare anche informazioni sulla posizione geografica dei pozzi da cui partono le emissioni, e non soltanto dati generici sulla loro quantità.

 

Ma c’è un problema: l’approccio EPA continua a fare affidamento sull’autosegnalazione da parte dell’industria, senza che sia mai fatta una verifica indipendente dalla stessa EPA o da terzi. Dal momento che l’industria ha tutto l’interesse a non dare tutte le informazioni sui suoi livelli di inquinamento, in questo modo si ottengono numeri che consentono soltanto una sottostima del fenomeno.

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