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La Danimarca vieta l’utilizzo dei PFAS nei contenitori alimentari

Il Governo danese è il primo a porre restrizioni sull'uso di sostanze perfluoroalchiliche nel packaging e nei contenitori da asporto.

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Credit MabelAmber / Pixabay

Secondo alcuni studi, l’esposizione ai PFAS aumenta il rischio di contrarre tumori, aumenta il colesterolo e limita lo sviluppo mentale dei bambini

 

(Rinnovabili.it) – La Danimarca diventerà il primo Paese al mondo a vietare le sostanze perfluoroalchiliche (i cosiddetti PFAS) nella fabbricazioni di contenitori ad uso alimentare: il bando, che entrerà in vigore dal luglio del 2020, è stato annunciato lunedì dal Ministro dell’Ambiente, Mogens Jensen.

 

Il divieto riguarda l’uso di composti PFAS in materiali a contatto con alimenti di cartone e carta. Le sostanze perfluoroalchiliche dovrebbero poter essere ancora utilizzati in contenitori alimentari ma solo a condizione di essere separati dai cibi attraverso una barriera che ne impedisca qualsiasi forma di contaminazione.

 

I PFAS, sono catene alchiliche idrofobiche fluorurate ovvero acidi liquidi resistenti alle alte temperature e ai processi di degradazione in natura. Sono stati usati fin dagli anni ’40 in svariati settori industriali, dal trattamento delle pelli, alla produzione di contenitori, carta e imballaggi per uso alimentare, dai rivestimenti antiaderenti delle padelle alla realizzazione di abbigliamento tecnico.

 

Le proprietà idrorepellenti e di resistenza all’assorbimento dei grassi hanno garantito ai PFAS largo utilizzo nell’industria del packaging alimentare e nei contenitori per pasti da asporto, in particolare quelli biodegradabili.

 

Nel 2018, il Centers for Disease Control, una delle agenzie per la salute pubblica USA, aveva appurato che l’esposizione ai perfluorurati può aumentare il rischio di cancro, quello di incorrere in malattie che compromettono il sistema immunitario, rischia di diminuire la fertilità femminile e di alzare i livelli di colesterolo oltre a limitare lo sviluppo mentale e fisico dei bambini.

 

Attualmente, il Consiglio Ue sta valutando l’inserimento di limiti alla presenza di PFAS per valutare la potabilità dell’acqua; nel frattempo, il Ministero dell’Ambiente italiano ha aperto un tavolo tecnico per introdurre limiti nazionali allo sversamento di PFAS a catena lunga a seguito dello scandalo di contaminazione nelle provincie di Vicenza, Padova e Verona, dove circa 350 mila persone sarebbero state esposte tra il 2000 e il 2017 a pericolosi livelli di sostanze perfluoroalchiliche scaricate nelle falde acquifere dall’azienda agricola Miteni.

 

“Non possiamo accettare il rischio che sostanze perfluoroalchiliche potenzialmente pericolose migrino dal packaging nei nostri alimenti – ha commentato il ministro danese Mogens Jensen – Queste sostanze rappresentano un tale problema per la salute da non poterci permettere di aspettare le decisioni in materia dell’Ue”.