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Dalla stampa 3D, alghe artificiali per studiare il climate change

alghe artificiali

 

 60 alghe artificiali per proteggere la biodiversità marina

(Rinnovabili.it) – Replicare in laboratorio uno degli organismi che popolano i fondali mediterranei,  per studiarne gli effetti ecosistemici e le capacità di mitigazione climatica una volta “trapiantati” in mare. Questo la mission della ricerca condotta dall’ENEA in collaborazione con CNR e Università di Portsmouth (l’ente che ha proposto l’iniziativa).

Protagonista dello studio è la versione sintetica dell’Ellisolandia elongata, un’alga rossa tipica dei fondali bassi del Mediterraneo. Questo eucariote si comporta come una sorta di “ingegnere ecosistemico”: è capace di creare micro habitat particolari, offrendo trovano riparo, cibo e aree favorevoli alla riproduzione, numerosi organismi marini.

 

ENEA Channel - Alghe artificiali nella Baia di Santa Teresa

 

Allo stesso tempo, l’Ellisolandia elongata fornisce un presidio nella lotta al climate change ed è in grado di sopportare periodi fuori dall’acqua, forti variazioni di temperatura, salinità e in una certa misura anche del pH. Tuttavia l’attuale incremento dell’acidificazione marina– effetto del pressante cambiamento climatico – sta mettendo in serio pericolo il loro futuro, e di conseguenza anche la sopravvivenza degli organismi che trovano “casa” tra le sue rosse fronde. A causa delle loro strutture biologiche in  carbonato di calcio, le alghe coralline sono vulnerabili all’acidità delle acque, dal momento che il loro scheletro è molto solubile in condizioni di basso pH.

Per questo motivo gli scienziati hanno deciso di costruire e sperimentare una barriera sintetica che replichi la struttura di queste alghe coralline al fine di proteggere gli ecosistemi marini nel Mar Mediterraneo più vulnerabili al cambiamento climatico.

 

Avviato nel 2016, il progetto ha già realizzato e impiantato nella Baia di Santa Teresa, in Liguria, 60 alghe artificiali, dei Mimics – per chiamarli con il gergo tecnico – ottenuti a partire da una resina siliconica atossica e una stampante 3D.

 

“L’innovatività di questo studio – sottolinea Chiara Lombardi del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA – è duplice. Da una parte c’è l’importanza di comprendere come un organismo ‘tollerante’ quale l’Elissolandia elongata può essere in grado di ‘mitigare’ gli effetti del cambiamento climatico proteggendo la fauna ad esso associata. Dall’altra, con la verifica dell’idoneità dei mimics alla colonizzazione, si aprono nuovi orizzonti applicativi come la creazione di micro reef artificiali per il recupero e il ripristino di habitat naturali particolarmente sfruttati e impoveriti dall’azione dell’uomo.”

 

alghe artificiali

 

Queste 60 alghe artificiali sono state ‘trapiantate” all’interno del reef naturale della Baia, a circa 50 cm di profondità, per avviare la fase di acclimatazione e permettere al biofilm batterico di ricoprire i mimics. Si favorisce così la colonizzazione da parte di organismi quali piccole stelle di mare, crostacei, molluschi e molte altre specie. Durante la prima fase dello studio saranno registrati una serie di parametri  quali temperatura, salinità, alcalinità, pH, ossigeno e nell’arco di un anno i mimics verranno monitorati e campionati. L’obiettivo è capire se sono in grado di ospitare specie simili alle loro controparti naturali e proteggerle dagli effetti climatici, oltre che agire come impalcature per far crescere barriere coralline di alghe naturali.

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