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Dakota Access Pipeline: non è operativo ma ha già la prima perdita

Dakota Access Pipeline

Dakota Access Pipeline

 

(Rinnovabili.it) – La tribù Sioux Standing Rock aveva protestato per anni riuscendo a coinvolgere migliaia di sostenitori in tutto il Paese e segnando, all’ultimo, qualche piccolo punto a loro favore. Ma il via libera concesso a gennaio di quest’anno dal presidente Donald Trump, ha rimesso il Dakota Access Pipeline nei binari originali. Dopo le violente repressioni delle proteste, l’ordine esecutivo firmato dalla Casa Bianca ha permesso di iniziare i lavori di perforazione per l’oleodotto. Ma ancor prima di arrivare al taglio del nastro, si è verificata una perdita: 84 litri di petrolio greggio sversati presso la stazione di pompaggio del Sud Dakota per un guasto nei macchinari.

 

I funzionali statali hanno assicurato che la perdita è stata facilmente contenuta e soprattutto velocemente ripulita. Ma l’incidente, seppure fisiologico per tali infrastrutture, riaccende tutte le preoccupazioni del caso. “Non è raro avere piccole fuoriuscite nella stazione di pompaggio”, ha commento Energy Transfer Partners  l’azienda che gestisce l’impianto  e  tra i generosi finanziatori della campagna di Rick Perry, il nuovo segretario DoE. L’incidente è avvenuto all’interno di una area di contenimento secondario” e sono esclusi, per la società, impatti ambientali.

 

Le proteste contro Dakota Access Pipelinenon si arrestano

Continuano a dire a tutti che è lo stato dell’arte, che le perdite non si verificheranno, che niente può andare storto”, commenta Jan Hasselman, uno dei rappresentati legali per la tribù Sioux Standing Rock. “È sempre stato falso. Non hanno neppure completato le operazioni e già lo si sta dimostrando”.

Alle orecchie del fronte NODAPL, la perdita suona come una brutta premonizione che si realizza. Hasselman ha sottolineato la necessità di elaborare nuove valutazioni di impatto ambientale per  il Dakota Access Pipeline. E in un primo tempo, la US Army Corps of Engineers aveva pianificato ulteriori studi. L’idea è definitivamente morta però dopo gli ordini esecutivi siglati da Trump.

 

L’incidente arriva quasi in contemporanea con la decisione della Federal Energy Regulatory Commission di bloccare i lavori su un gasdotto in Ohio, sempre di proprietà della Energy Transfer, dopo la segnalazione di una serie di importanti sversamenti: 18 “leaks” in tutto che hanno contaminato la delicata zona umida intorno al fiume Tuscarawas con oltre 2 milioni  di galloni  (7,5 mln di litri) di materiali e fanghi di perforazione.

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