I numerosi i funzionari ONU intervenuti hanno sottolineato l'impossibilità di proseguire con questo modello di sviluppo urbano, inadeguato alle esigenze ed incentrato solo sull'economia
(Rinnovabili.it) – Le più alte cariche delle Nazioni Unite si sono radunate ieri per celebrare la ricorrenza del “World Habitat Day“, la giornata dedicata allo sviluppo umano mondiale, osservata tutti gli anni il primo lunedì del mese di ottobre. “In poco più di una generazione, due terzi della popolazione mondiale diverrà urbana. Poiché la percentuale di vita dell’umanità in ambito urbano cresce, di pari passo cresce anche la necessità di rafforzare l’orientamento dei nostri sforzi per ridurre la povertà globale e promuovere lo sviluppo sostenibile“, ha esordito il segretario generale Ban Ki-moon. Se una parte degli obiettivi prefissati con il Millennium Development Goal (MDG) per la diminuzione della povertà nel mondo sono stati raggiunti in anticipo di 10 anni, migliorando le condizioni di vita di 100 mln di abitanti, 850 mln di persone vivono ancora in slum e baraccopoli, ovvero in ambienti urbani privi dei servizi essenziali quali l’acqua, servizi igienici, assistenza sanitaria e cibo. Il Segretario generale Ban Ki-moon ha proseguito sottolineando che un a corretta pianificazione delle città, con un’equa distribuzione delle risorse e dei servizi, dotata di un valido sistema di trasporto, incentrata sull’efficienza energetic delle infrastrutture e degli edifici e principalmente orientata verso un’elevata qualità della vita, potrebbe essere sicuramente la risposta giusta.
“Validi esempi di buone pratiche di gestione dello sviluppo urbano esistono in tutto il mondo – ha affermato Ban Ki-moon – basta imparare dagli esempi che forniscono, ma purtroppo siamo ancora lontani dal giorno in cui l’ideale di sostenibilità verrà trasformato in realtà”.
Secondo il Programma Mondiale delle Nazioni Unite “UN Human Settlements Programme (UN-Habitat)” le principali sfide che oggi caratterizzano le città ed i Paesi di tutto il mondo sono la disoccupazione, soprattutto tra i giovani, le disuguaglianze sociali ed economiche e gli insostenibili modelli di consumo energetico, nonchè il gravoso problema dell’inquinamento, dei rifiuti e della grande vulnerabilità alle catastrofi, tra cui i crescenti rischi associati ai cambiamenti climatici.
“E’ il momento di cambiare” ha affermato Joan Clos, direttore esecutivo di UN-Habitat, durante il suo messaggio per la Giornata, “dobbiamo creare un nuovo tipo di città, la città del 21° secolo, smart, incentrata sulle persone che ci vivono, che sia in grado di integrare gli aspetti materiali ed immateriali, una città in grado di liberarsi delle inefficienti ed insostenibili abitudini urbane del secolo scorso. E’ il momento di nuove opportunità”.
La risposta non si è fatta attendere ed è arrivata direttamente dal relatore speciale delle Nazioni Unite per l’edilizia abitativa, Raquel Rolnik, che ha rilevato che l’attuale modello di edilizia abitativa in tutto il mondo si concentra sempre più sul credito ipotecario, a scapito della realizzazione del diritto ad un alloggio adeguato per i poveri. “La soluzione non può essere univoca“, ha avvertito in un comunicato stampa emesso in occasione della Giornata, “le milioni di case ed appartamenti sfitti, coincidono con un allarmante aumento dei pignoramenti e dei senza fissa dimora, è la più brutale evidenza del fallimento del sistema di finanziamento immobiliare di tutti i tempi”. Secondo Raquel Rolnik la soluzione sarebbe quella di passare dal sistema di “finanziarizzazione” delle case, ad un approccio basato invece sui diritti umani che parta dal presupposto che ciunque ha diritto ad un alloggio.