L’economia globale è in crisi. L’incapacità della biosfera di assorbire gli effetti dell’attività umana, in combinazione con il progressivo esaurimento delle risorse naturali, sta pone all’umanità sfide difficilmente procrastinabili. E, unitamente all’aumento del tasso di disoccupazione in molti paesi e il rallentamento della crescita del PIL a livello planetario, sta costringendo il Pianeta a ripensare radicalmente gli attuali modelli economici. A dettare la soluzione è stato, fin dal 2011, l’economista e attivista Jeremy Rifkin in quello che è divenuto in breve tempo un grande classico della saggistica scientifica: “The Third Industrial Revolution”.
Una teoria che è al tempo stesso una ricetta per prevenire la catastrofe climatica e sociale a cui il mondo sembra aver spalancato le porte. E dopo sei anni dalla prima pubblicazione La terza Rivoluzione Industriale è ancora quanto mai attuale. Lo dimostra il docufilm girato dal regista italo-americano Eddy Moretti e presentato in anteprima al Tribeca Film Festival di New York lo scorso 22 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra.
Nel lungometraggio “The Third Industrial Revolution: A New Story for the Human Family” Rifkin fissa una tabella di marcia per i prossimi 30 anni sulle modalità con cui affrontare le questioni economiche e il cambiamento climatico in atto. Una road map per aziende e consumatori, finalizzata a inaugurare una nuova era di sviluppo sostenibile in grado di accendere quella rivoluzione industriale invocata dall’economista statunitense e basata su una nuova comunicazione, nuove fonti di energia e nuove forme di mobilità.
Il documentario ha scelto l’America di Trump come trampolino di lancio, Paese le cui nuove direttive politico-energetiche stanno cercando di frenare il più possibile la transizione energetica verso una società low carbon. Ma lo sguardo del cineasta va velocemente all’Europa dove, peraltro, Rifkin sta realizzando dei masterplan sulla terza rivoluzione industriale nella regione francese di Nord-Pas de Calais, in Lussemburgo e nel distretto di Rotterdam in Olanda.
Alla prima del film ha partecipato anche Antonio Rancati in rappresentanza del CETRI-TIRES, centro studi europeo con sede a Roma e Bruxelles, che segue le attività del prof. Rifkin nel nostro continente. “Come garantito di persona a Rifkin – spiega Rancati – non mancherà certo da parte nostra l’impegno e il supporto nella promozione del film, in particolare verso le nuove generazioni, in tutte le nostre attività di educational, convegni, master e seminari”.
Nel video l’intervista della giornalista Francesca Maccaglia ad Angelo Consoli, Direttore dell’Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin e fondatore e Presidente del CETRI-TIRES, sull’importanza del film non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.