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Stop sussidi alle fossili, parola di Orlando

Il ministro dell'Ambiente ha confermato la volontà di proporre un emendamento, in accordo con il ministero dello Sviluppo economico, che modifichi la norma sul capacity payment nel passaggio alla Camera

Stop sussidi alle fossili, parola di OrlandoSi devono rimuovere i sussidi alle fonti fossili? «Sono assolutamente d’accordo. È un’azione che dobbiamo realizzare, così come bisogna respingere qualunque tipo di assalto alle rinnovabili come anche recentemente è avvenuto nel passaggio parlamentare della legge di Stabilità al Senato». E’ iniziato così la settimana scorsa il VI Forum QualEnergia con la battuta a caldo di Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente, che ha commentato il “comma 99” contenuto nel maxiemendamento della legge di Stabilità che ha ottenuto la fiducia al Senato e che apre al pagamento da parte delle rinnovabili di una quota della remunerazione della capacità installata per le centrali termoelettriche in crisi. Il famigerato capacity payment. «Intendo proporre un emendamento, che mi auguro possa diventare governativo, in accordo con il ministero dello Sviluppo economico, che modifichi la norma nel passaggio alla Camera. – ha proseguito Orlando – Credo che ci sia un margine di manovra che va utilizzato per ragioni di metodo e di merito per cui “condivido l’incazzatura” degli operatori delle rinnovabili». Mentre sulle responsabilità dell’inserimento del testo Orlando ha concluso: «sarà interessante scoprirlo. Indaghiamo, ma escludo un’azione dello Sviluppo economico».

 

L’intervento del ministro era stato sollecitato poco prima, durante la mattinata della prima giornata sia dagli interventi delle aziende, sia dal presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza nel che nel suo intervento aveva detto: «Grande è la delusione che ci viene a guardare le scelte politiche della maggioranza, che nella legge di stabilità si trasformano, nel settore elettrico, nell’ennesimo regalo alle fonti fossili, a danno delle rinnovabili. Non si vuole capire che il sistema elettrico italiano è già cambiato – aggiunge – che enormi possibilità di sviluppo per lavoro, riqualificazione urbana, produzione distribuita di energia possono venire da una politica lungimirante che sappia dove sta andando lo sviluppo dei sistemi energetici italiani». E ancora Cogliati Dezza è andato oltre criticando la difesa di un sistema elettrico definito “del secolo scorso”. «Per questo chiediamo la cancellazione del comma 99 dal maxi emendamento della Legge di Stabilitá, che prevede di togliere risorse alle rinnovabili per dare alle fonti fossili. Da questo Forum lanciamo un presidio per la prossima settimana davanti al Parlamento per ottenere un cambiamento reale nella politica energetica del paese. Le proposte ci sono, le abbiamo presentate in occasione della manifestazione Italiarinnovabile, che abbiamo tenuto a Roma il 26 ottobre scorso».

 

E netta è stata la presa di posizione di Assorinnovabili che attraverso il proprio presidente Agostino Re Rebaudengo, presente al Forum ha ribadito:«la netta contrarietà al comma 99 sul Capacity Payment del maxiemendamento governativo introdotto nella notte, come ai tempi della prima Repubblica, e alle posizioni espresse da molte grandi utilities italiane ed europee nelle ultime settimane. Il problema italiano di “overcapacity” è dovuto in buona parte a investimenti errati in impianti tradizionali. Chi ha effettuato questi investimenti ha fatto affidamento su una domanda in costante crescita, sul mancato sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e sulla mancata realizzazione del piano governativo di rilancio del nucleare. Ma solo l’ultima condizione si è realizzata». Si tratta di errori che secondo Rebaudengo non devono essere pagati dalle rinnovabili: «appare ingiusto e antistorico. Si può prevedere un meccanismo che riconosca il servizio di flessibilità reso da questi impianti, ma deve essere selettivo e ridotto al minimo indispensabile. Contemporaneamente è necessario riformare il mercato dell’energia, introducendo sessioni di mercato più vicine alla gate closure e permettendo alle rinnovabili di partecipare attivamente al mercato dei servizi di dispacciamento e alla sicurezza del sistema elettrico».

 

«Credo sia molto importante capire le finalità – aggiunge il presidente Assorinnovabili – se si dice di volere un mercato che funzioni meglio, con l’obiettivo di ridurre i costi dell’energia, allora il mercato che funzioni meglio bisogna adeguarlo nelle regole a quelle che sono le possibilità tecnologiche oggi. Quindi, se gli sbilanciamenti sono un’inefficienza del sistema – prosegue – allora riduciamo gli sbilanciamenti prima di tutto diminuendo il tempo tra quando uno può fare l’offerta e quando l’offerta viene accettata, portiamolo a un’ora anzichè 24 ore, passando in sostanza dal ‘mercato del giorno prima’ al ‘mercato dell’ora prima».

 

E che ci sia voglia di sostenibilità è emerso anche da un’indagine presentata il secondo giorno del Forum. Cambiamento, lavoro, sobrietà. Sono le parole chiave scelte dagli italiani per uscire dalla crisi,
secondo i dati della ricerca presentata dall’Amministratore delegato di Lorien Consulting, Antonio Valente. Gli intervistati, chiamati a indicare gli asset strategici, individuano ai primi tre posti le energie rinnovabili, le piccole imprese locali e l’ecoturismo, punti cardine della Green economy.
 Nonostante la crisi, sono disposti a sacrifici a patto che si aumentino gli sforzi per la riduzione delle emissioni climalteranti: l’82,7% del campione ritiene infatti che la priorità sia la lotta al riscaldamento globale, mentre il 77,5% è disposto a maggiori tagli per ridurre l’impatto ambientale.
Obiettivi per i quali sono pronti a impegnarsi in prima persona: il 45,5% indica come misura principale la riduzione del trasporto privato; segue, con il 40,5%, quella del traffico merci, mentre le rinnovabili guadagnano il bronzo con il 31,9%.
«La Green economy rappresenta una reale via d’uscita dalla crisi per una buona parte degli italiani – afferma Luca Biamonte Direttore delle Relazioni Esterne dell’Editoriale Nuova Ecologia – che mostrano una sensibilità purtroppo estranea a una parte rilevante del mondo politico, impegnato in continui attacchi alle fonti d’energia rinnovabili». Tra i comportamenti sostenibili rivelati dalla ricerca, alcuni sono di stretta attualità: al primo posto con il 93,0%, la raccolta differenziata, seguita con il 92,5% dal risparmio energetico. Chiara anche la prospettiva auspicata per la politica industriale: quale comparto sceglierebbero gli intervistati, tra auto e rinnovabili, se avessero un miliardo di euro da investire? La stragrande maggioranza, 76,9%, indica le fonti d’energia verdi a fronte del 17,6% favorevole alle quattro ruote.

 

«É necessaria una decarbonizzazione delle economie. La strada principale d’intervento riguarda l’accelerazione delle politiche d’efficienza energetica. Il nostro patrimonio edilizio è in larga parte da riqualificare. La Direttiva sull’efficienza energetica in via di recepimento – ha detto Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico di QualEnergia e del Kyoto Club – comporterà un raddoppio degli interventi. Da cui deriverà un beneficio netto per le tasche dei cittadini, con un vantaggio per le minori importazioni di gas del Paese e con un impatto occupazionale elevato tenuto conto che molte tecnologie sono italiane».  Nel settore elettrico, secondo Silvestrini, la decarbonizzazione è in fase avanzata in Europa. «Nel 2013 un kWh su tre consumato nel nostro paese è stato generato dalle rinnovabili ed è un processo inarrestabile, favorito dalla continua riduzione dei prezzi delle tecnologie verdi. Ma è un cambiamento che va governato perché implica una profonda trasformazione del sistema elettrico e l’avvio di nuove strategie da parte delle utility. – conclude Silvestrini – Il clima di attacco alle rinnovabili di questi mesi è pericoloso per il futuro. Occorre invece proseguire riducendo incentivi e procedure autorizzative. Oggi gli oneri procedurali per installare un impiantino fotovoltaico su una casa pesano per oltre il 20% del prezzo finale. Un’assurdità. Semplifichiamo, come si fa da tempo in Germania».