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Stati generali della green economy: la road map in 10 punti

Oggi il secondo appuntamento preparatorio per l’evento di novembre, a Rimini nell’ambito di Ecomondo, organizzato dal Ministero dell’Ambiente e 39 associazioni e aziende della green economy

(Rinnovabili.it) – Un documento con 10 tesi su cui discutere per spianare la strada che conduce verso il risparmio e l’efficienza energetica. È quanto è stato predisposto oggi a Milano al secondo degli incontri preparatori degli Stati Generali della Green Economy, l’appuntamento atteso per i prossimi 7 e 8 novembre a Rimini, nell’ambito di Ecomondo, organizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare insieme a 39 associazioni e aziende di settore. Nel documento, infatti, sono illustrate le dieci tappe che il comparto della Green Economy è chiamato ad affrontare per raggiungere gli obiettivi di efficienza e risparmio, grazie ai quali l’Italia potrebbe decurtare di 12,8 miliardi di euro i 64 che ogni anno il nostro Paese spende per le importazioni energetiche:

  • Incrementare e razionalizzare gli investimenti e gli incentivi. Gli investimenti nel campo dell’efficienza coinvolgono decine di migliaia di imprese nazionali e portano un beneficio complessivo dal 50 al 500% più elevato rispetto agli oneri sostenuti dallo Stato (in Germania è stato valutato un rapporto da 1 a 5 tra incentivi ed entrate).
  • Avviare un forte raccordo organizzativo tra tutte le associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza al fine di dialogare con maggiore efficacia con il Governo.
  • Tenere conto, a livello normativo e delle incentivazioni, delle sinergie tra rinnovabili ed efficienza energetica destinate a rafforzarsi in settori come la nuova edilizia ad alte prestazioni energetiche, le smart grids e le riqualificazioni edilizie.
  • Applicare la nuova Direttiva sull’efficienza energetica che prevede, tra l’altro, una road map al 2050 per la riqualificazione del parco edilizio e definisce l’obbligo di intervenire sul 3% dell’edilizia governativa ogni anno (l’edilizia pubblica spende 5 miliardi/a di energia con consumi elevatissimi). L’obiettivo del 3% potrebbe essere esteso al proprio patrimonio dalle Province e dalle Regioni più avanzate; vanno fatti partire 10 cantieri “esemplari”.
  • Definire, a partire dal 2015, per i nuovi edifici e le ristrutturazioni, nuove soglie di consumo massimo del 20% inferiori rispetto a quanto previsto dalle norme attuali per preparare il comparto dell’edilizia alla scadenza del 2021, quando tutte le nuove costruzioni dovranno essere “nearly zero energy”.
  • Garantire certezza nel tempo agli strumenti di incentivazione come le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche – ripristinando il 55% – e la prosecuzione al 2020 dei certificati bianchi, la principale arma per l’efficienza che potrà consentire un risparmio annuo, al 2020, di 11-13 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
  • Ridare forza, a partire da seri controlli, alla certificazione energetica degli edifici, uno strumento in grado di trasformare il mercato come è avvenuto per gli elettrodomestici nell’ultimo decennio.
  • Sostenere le piccole industrie non sottoposte alla Direttiva emission trading, che hanno difficoltà a identificare i vantaggi ottenibili con interventi di efficienza, attraverso incentivi per avviare Audit energetici.
  • Migliorare l’efficienza degli usi elettrici che presentano un doppio dividendo: a quello diretto si somma quello derivante dalla riduzione della necessità di costruire nuove centrali. In Europa con interventi spinti sul fronte dell’illuminazione si potrebbero risparmiare 28 miliardi ed evitare la costruzione di decine di nuove centrali.
  • Stimolare soluzioni innovative per finanziare gli interventi di efficienza (deroghe al patto di stabilità per gli enti locali che si impegnano in questo percorso, finanziamento tramite terzi, fondi di rotazione, Energy performance contract, valorizzazione Esco etc).

Durante l’Assemblea è stato spiegato che il risparmio conseguibile grazie a queste dieci “mosse” (12,8 mld di euro) potrebbe essere impiegato per incentivare le rinnovabili elettriche, con notevoli benefici per il Paese e per l’ambiente.