Il rapporto 'Spiagge 2021' di Legambiente che oggi e domani a Lecce organizza la prima Conferenza nazionale sui paesaggi costieri. Secondo l'associazione continua la scarsa trasparenza sulle concessioni e il nervo scoperto dei canoni irrisori". E contemporaneamente preoccupa l'avanzare dell'erosione costiera oltre ai tratti di costa non balneabili
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Spiagge italiane sempre più occupate da lidi e stabilimenti. Aumentano del 12,5% le concessioni balneari, con oltre il 50% delle spiagge di sabbia “sottratte alla libera fruizione”, e contemporaneamente preoccupa l’avanzare dell’erosione costiera oltre ai tratti di costa non balneabili. Questi alcuni degli elementi principali che emergono dal rapporto ‘Spiagge 2021’ di Legambiente che oggi e domani a Lecce organizza la prima Conferenza nazionale sui paesaggi costieri. Secondo l’associazione “continua la scarsa trasparenza sulle concessioni e il nervo scoperto dei canoni irrisori”.
Il record con “tutti i lidi in concessione” tocca al comune di Gatteo (Fc); mentre per le Regioni i record toccano a Liguria, Emilia Romagna e Campania; e “in Sicilia negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 41,5% delle concessioni balneari”. “In nessun Paese europeo esiste una situazione simile di gestione delle spiagge – osserva Legambiente – serve al più presto una Legge per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione, per premiare la qualità dell’offerta dei lidi in concessione. E un Piano nazionale di adattamento al clima, per affrontare l’erosione con soluzioni efficaci, fermando la posa di barriere rigide che interessa oggi 1.300 chilometri di litorali”.
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Ma dal rapporto emergono anche buone notizie sul fronte della sostenibilità: è “boom di stabilimenti green in tutta Italia”, con “la Puglia e la Sardegna come regioni virtuose per spiagge libere garantite”.
“Oltre il 50% delle aree costiere sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione – spiega Legambiente – a pesare su ciò è l’aumento esponenziale in tutte le Regioni delle concessioni balneari che nel 2021 arrivano a quota 12.166 contro le 10.812 degli ultimi dati relativi al 2018 (+12,5%)”. Tra le regioni da record ci sono “Liguria, Emilia-Romagna e Campania con quasi il 70% dei lidi occupati da stabilimenti balneari.
Altri decisi incrementi si registrano in Abruzzo (da 647 nel 2018 a 891 nel 2021) e nelle regioni del Sud a partire dalla Sicilia (da 438 nel 2018 a 620 nel 2021, +41,5%), seguita da Campania che registra un aumento del +22,8% e dalla Basilicata (+17,6%)”. Tra i comuni costieri, dopo il record di Gatteo (FC), “si toccano numeri incredibili anche a Pietrasanta (Lu) con il 98,8% dei lidi in concessione, Camaiore (Lu) 98,4%, Montignoso (Ms) 97%, Laigueglia (Sv) 92,5%, Rimini 90% e Cattolica 87%, Pescara 84%”.
I canoni che si pagano per le concessioni sono “ovunque bassi e in alcune località di turismo di lusso risultano vergognosi. Per esempio per le 59 concessioni del Comune di Arzachena, in Sardegna, lo Stato nel 2020 ha incassato di 19mila euro l’anno. Una media di circa 322 euro ciascuna l’anno”. Poi “a pesare sulle poche spiagge italiane è anche il problema dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose e che si sta accentuando a causa della crisi climatica. La spesa per combatterla è di circa 100 milioni l’anno, maggiore rispetto a quanto lo Stato incassa dalle concessioni (83milioni gli incassi effettivi su 115 milioni nel 2019)”.
“La situazione delle spiagge in concessione in Italia non ha paragoni in Europa – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – oggi non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Chiediamo a politica e balneari di smetterla di parlare della Direttiva Bolkestein, e di affrontare le questioni che interessano le coste italiane”.
Per Legambiente sono “chiare le priorità che vanno affrontate con una nuova Legge di riordino delle coste e con politiche che puntino a valorizzare questo straordinario patrimonio”.