Nel convegno “Le smart city e la sostenibilità in ambito urbano” Paolo Testa, responsabile dell’Osservatorio Nazionale “Smart City ANCI”, ha fornito un quadro generale delle città intelligenti italiane
(Rinnovabili.it) – Paolo Testa, responsabile dell’Osservatorio Nazionale “Smart City ANCI” ha introdotto il convegno “Le smart city e la sostenibilità in ambito urbano” che si è svolto venerdì mattina a Napoli in occasione di EnergyMed.
Secondo la visione di ANCI, il primo passo da cui partire per comprendere i meccanismi di sviluppo della “città intelligente” italiana è quello di evitare di assumere un modello unico applicabile a tutte le realtà. Ogni metropoli – intesa non solo come luogo fisico, ma soprattutto come spazio di aggregazione sociale – ha una specifica identità che rappresenta la base per costruire un modello di intervento che rispecchi la propria visione del futuro. “Il paradigma della smart city – afferma Testa – deve partire dalla conoscenza profonda del proprio territorio”.
A questo scopo Cittalia, il centro studi dell’ANCI, in collaborazione con Siemens ha svolto un’indagine sui 54 capoluoghi di provincia con più di 90.000 abitanti, le cui performance in materia di innovazione e qualità della vita son o state analizzate partendo da un set di indicatori forniti da alcune fonti primarie (ISTAT, Banca d’Italia ed Infocamere). Mettendo a confronto tali indicatori con alcune aree di interesse – in particolare ambiente urbano, patrimonio immobiliare, sanità, mobilità ed energia – si è compresa la profonda differenza che sussiste tra le varie realtà italiane. Queste diversità si traducono in differenti punti di vista da cui partire per ragionare in termini di smart city.
Ma molti comuni italiani collegano ancora il concetto di smart city a progetti di e-Gov
ANCI ha inoltre condotto un’indagine su un campione di 30 comuni relativa ai progetti infrastrutturali presenti nei piani triennali. Alla domanda “quali sono i progetti già attivi che l’amministrazione comunale percepisce come maggiormente smart?” i 30 comuni analizzati hanno segnalato circa 50 programmi, la maggior parte dei quali rappresentano ancora progetti di “e-Gov”. Si tratta di interventi di miglioramento e di informatizzazione della macchina comunale, appartenenti in realtà ad una stagione che si sperava fosse ormai superata.
Il dato positivo, però, è che ci sono 14 progetti classificati come “social innovation” , cioè interventi di innovazione sociale che i comuni hanno attivato nell’ultimo anno e che hanno inserito nella loro visione di città intelligente.
“In conclusione – afferma Testa – va bene guardare al futuro ragionando sul paradigma “smart” secondo le sue chiavi più europee (energia, mobilità, sostenibilità, social innovation), ma attenzione al fatto che oggi siamo ancora un po’ fasati sul miglioramento dei processi organizzativi interni”.