Energia, inquinamento, agricoltura. Si è conclusa ponendo l’accento su queste tre fondamentali questioni, la maratona scientifica della First Siena Solutions Conference; l’evento internazionale, che ha tenuto banco dal 3 al 5 luglio alla certosa di Pontignano, in Provincia di Siena, ha raccolto un ricco parterre di esperti, accademici e gruppi di ricerca in un momento di confronto senza precedenti; oltre cento partecipanti provenienti da venticinque nazioni hanno dato il via a quelli che sono stai ribattezzati come gli “Stati generali della sostenibilità nel Mediterraneo”.
“Abbiamo inaugurato MED-SOLUTIONS, un network straordinario” e “primo capitolo regionale del Sustainable Development Network Solutions delle Nazioni Unite (UN-SDNS)”, ha spiegato Jeffrey Sacks, oggi uno dei più autorevoli esperti di sostenibilità al mondo che ha presieduto i lavori insieme al Rettore dell’Università di Siena, Angelo Riccaboni. Il celebre economista americano è dal 2012 alla guida della UN-SDNS che ha stilato un’agenda di azioni fondamentali nel prossimo quindicennio, fino al 2030, per favorire lo sforzo globale per il raggiungimento del “Sustainable Development”. In questo contesto l’hub di progetto MED-SOLUTIONS, il cui coordinamento è stato affidato all’Università di Siena, nasce con il preciso scopo di rafforzare la cooperazione nella regione mediterranea per una prosperità inclusiva e sostenibile, attraverso una rete di atenei che lavorino fianco a fianco con i partner commerciali, i governi e la società civile.
L’obiettivo della tre giorni, seguita passo passo da Rinnovabili.it con una diretta twitter e video interviste esclusive, era semplice: riconoscere quelle che sono oggi le sfide allo sviluppo sostenibile della Regione, ragionando proattivamente sulle soluzioni attuabili. Ed è proprio la parola “soluzioni” la chiave di lettura dell’evento chiusosi per l’appunto con la presentazione di 5 “solutions”, selezionate 38 proposte dedicate ai Paesi del Mediterraneo ed avanzate da enti di ricerca internazionali. Cinque progetti originali, 2 redatti da studenti e 3 da gruppi di ricerca, dedicati alla conservazione dell’ambiente terrestre, atmosferico e marino di questo fragile territorio e dotate di un grande potenziale di innovazione tecnica e di business a sostegno della crescita verde. Le solutions selezionate riguardano
– Il miglioramento della produzione agricola nelle zone rurali povere con l’introduzione di pannelli solari e utilizzo di biogas; il progetto è stato presentato da Marwan Haddad del Water and Environmental Studies Institute palestinese.
– Il ripristino della Posidonia oceanica e dell’ecosistema marino tramite l’impiego di un sistema di plastiche biodegradabili recentemente brevettate, da posizionare sui fondali marini. Il progetto presenta la firma Sebastiano Calvo e Filippo Luzzu dell’Universita’ di Palermo, Biosurvey spin-off.
– la conservazione delle foreste in Sardegna tramite un progetto di una studentessa dell’Università di Sassari; il progetto mira a promuovere un mercato di pagamenti per l’uso dell’ecosistema della foresta di Ghirghine, nella provincia di Oristano. Le somme reperite da questo mercato tra soggetti pubblici e privati che “comprano” quote di consumo delle risorse, servirebbe a preservare e sviluppare la foresta.
– La mitigazione del riscaldamento globale attraverso i “cool roofs”, tetti freddi letteralmente che hanno elevata capacità di riflettere la luce solare; la solution è stata presentata da uno studente dell’Università di Perugia e si propone di misurare l’impatto dell’utilizzo di questa speciale tecnologia di copertura che permetterebbe di limitare l’utilizzo di aria condizionata negli edifici.
– La massimizzazione delle potenzialità degli interventi di riduzione delle emissioni su vasta scala, grazie al progetto del Global Footprint Network, che propone di combinare gli indicatori sull’impronta ecologica con altri parametri esistenti, come quelli sullo sviluppo umano di UNDP, per fornire basi di dati affidabili e condivisi.
Nel loro insieme le Solutions rispondono a quelle che il network Onu ha individuato come le più grandi sfide al territorio mediterraneo: la necessità di integrare soluzioni dedicate all’energia rinnovabile, alla risorsa idrica, all’agricoltura, e all’occupazione; proteggere il mare mediterraneo e i suoi ecosistemi; garantire città dinamiche e resilienti. Questioni già aperte che non posso attendere oltre. Ecco perché la tre giorni di Siena costituisce un risultato fondamentale seppur non scontato come ci ricorda Angelo Riccaboni, rettore dell’Università di Siena “Non era facile pensare di riunire qui oltre 25 Paesi, e praticamente quasi tutti del Mediteranno”.
E se da un lato l’evento ha evidenziato come purtroppo questa regione sia una delle aree più sensibili ai rischi al cambiamento climatico dall’altro, sottolinea il Rettore, ha anche posto i riflettori sulla mancanza, ancora adesso, di una consapevolezza diffusa di queste problematiche. Il grande valore della Conferenza e di chi vi ha preso parte è quello di aver dato vita un’unica voce autorevole e a una visione condivisa. “Il fatto che si siano individuati i problemi e soprattutto che si siano state poste le basi per iniziare ad affrontarli, ritengo sia sicuramente il risultato più interessante ottenuto oggi”.