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S. Pietro: prima isola ecologica del Mediterraneo

Si è chiusa sabato la tre giorni di dialogo dedicata ai grandi temi dell’ambiente, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile e della green economy

Si è concluso domenica 9 ottobre 2011 nell’isola di S. Pietro, a sud della Sardegna, il Carloforte Green Workshop, evento realizzato dal Comune sardo in collaborazione con importanti compagini istituzionali nazionali. Una tre giorni di dialogo dedicata ai grandi temi dell’ambiente, delle rinnovabili, della mobilità sostenibile e della green economy che ha visto coinvolti esperti, istituzioni e player nazionali e internazionali. L’iniziativa si inserisce nell’ampio quadro offerto dal Protocollo d’Intesa denominato “San Pietro: Isola Ecologica del Mediterraneo”; l’accordo è stato stipulato a dicembre del 2007  tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Regione Autonoma della Sardegna, Provincia Carbonia-Iglesias, Comune di Carloforte e Consorzio del Parco Geominerario della Sardegna con l’obiettivo di realizzare un progetto pilota nell’Isola finalizzato alla riduzione di emissioni e alla valorizzazione delle risorse locali. Ma soprattutto l’intesa prevede la promozione di un sistema di sviluppo durevole e sostenibile che trasformi il piccolo Comune di Carloforte in un vero e proprio modello ecologico.

 

SAN PIETRO ISOLA ECOLOGICA DEL MEDITERRANEO Il cuore del piano di intervento messo a punto da AEREL – Applicazioni Energetiche Rinnovabili per gli Enti Locali del Cirsp – per l’isola di San Pietro è rappresentato da tecnologie di “smart grid” con cui bilanciare consumi e produzione. In altre parole trovare l’equilibrio dinamico tra domanda ed offerta migliorando il “modello energetico” con un mix di strumenti e interventi specifici che consentono di portare a zero il costo energetico e l’inquinamento ambientale. Si tratta, come hanno spiegato gli stessi autori del progetto “della prima soluzione applicata realmente, utile al tema del costo energetico”. Un progetto ampio che ha conquistato l’appoggio di Jeremy Rifkin, presente alla tre giorni di incontri. “Le isole sono all’avanguardia della terza rivoluzione industriale – ha commentato dal palco del workshop – il presidente della Foundation on economic trends perché i costi energetici sono altissimi e sono quindi più interessate a sviluppare localmente fonti di energia rinnovabile, di cui sono ricche”. “Condivido tutto quello che state facendo – ha aggiunto Rifkin riferendosi al piano energetico frutto dell’accordo tra ministero dell’Ambiente e Comune di Carloforte – e avrete tutto il nostro sostegno. Stiamo già lavorando con il Comune di Roma, che sarà una città della terza rivoluzione industriale ma abbiamo intenzione di lavorare di più con l’Italia, che è un importante attore e ha un grande potenziale sulla scena europea. La mia speranza è che regioni come la Sardegna vadano nella giusta direzione, perché capita spesso che i territori non sappiano come impiegare i fondi nel modo giusto”. Per soddisfare l’ambizioso obiettivo, annunciato in anteprima durante la tre giorni, di rendere Carloforte il primo comune italiano ad impatto neutro entro il 2014, due sono gli elementi chiave: un “cervello del risparmio” – lo speciale network auto configurante che monitora e razionalizza in tempo reale i consumi energetici – e il progetto Carloforte Green bike con cui si mira a coinvolgere attivamente gli abitanti, attraverso la dotazione, da parte del Comune, di una flotta di biciclette elettriche.

UNO SGUARDO ALL’ITALIA Ma l’evento è stato anche l’occasione per affrontare un tema più ampio come quello della politica energetica nazionale e mondiale che sempre di più sembra essere legata a doppio filo con le strategie locali. A sottolinearlo è stato il senatore Antonio D’Alì, Presidente Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato: “Urge la necessità che i piani energetici siano sempre più nella programmazione degli enti locali e non nelle decisioni industriali e che ogni territorio riesca ad immaginare qual è il suo mix energetico ideale, a migliorare gli standard di efficienza energetica che devono raggiungere gli edifici presenti sul territorio a seconda delle zone oltre che prevedere una forte incentivazione alla mobilità elettrica, o a metano, ambientalmente sostenibile. “Le fonti energetiche rinnovabili rimangono la chiave di lettura per qualsiasi previsione futura, soprattutto nel mezzo di un’ “era energetica” di transizione come quella attuale in cui il peso dell’ambiente e del progressivo impauperimento delle fonti fossili sono temi che non passano più sotto silenzia. Con la bocciatura inappellabile dell’opzione nucleare e il ritardo nella stesura di un piano energetico nazionale – come ben sottolineato dal direttore delle politiche ambientali Gaetano Benedetto del WWF – l’Italia ha ora bisogno di puntare su ricerca e innovazione, fidandosi delle potenzialità delle eco-energie domestiche. “E’ ora di smettere gli abiti a lutto per la perdita dell’opzione nucleare. L’Italia si trova nelle condizioni di sopperire alla carenza dei reattori ipotizzati per soddisfare la crescente fame di energia”, ha commentato il ricercatore Cnr, Valerio Rossi Albertini. “Si tratta di 3,5 Gigawatt da quando è stato approvato il quarto conto energia, ovvero il primo giungo 2011. Questa è la riprova che le scelte in campo energetico sono dettate da miopia o lungimiranza politica e non da impossibilità tecniche”.