Le rinnovabili elettriche in Italia: un doppio costo o una scelta strategica per lo sviluppo del Paese? Questo il tema del Workshop “L’integrazione delle rinnovabili nelle reti” , organizzato da ISES Italia e AIEE, tenutosi ieri presso la Sala Conferenze del GSE. Sono intervenuti i principali soggetti chiamati, sin d’ora, a dare una risposta al pressante interrogativo. Presenti erano, infatti, Luciano Barra (MSE – Segreteria Tecnica Dipartimento Energia), Massimo Ricci (AEEG – Direttore Mercati per l’Energia Elettrica e il Gas), Stefano Conti (TERNA – Direttore Affari Istituzionali), oltre ai rappresentanti degli operatori di mercato, tra cui ENEL, EGL e le associazioni di categoria per le fonti rinnovabili HFV, APER e ANEV.
Obiettivo principale: fare un punto della situazione per progettare l’immediato futuro. A 10 anni di distanza dall’introduzione del meccanismo di incentivazione dei certificati verdi (2002) e a 7 anni dal primo Conto Energia (2005), le nuove fonti rinnovabili elettriche (eolico, fotovoltaico, bioenergie) non solo si sono inserite nel sistema, ma hanno fatto registrare crescite di potenza installata tali da scatenare le reazioni degli attori di mercato tradizionali. Raggiunta oramai la maturità, le FER devono fare i conti con la propria capacità di integrazione nella rete. Un problema che riguarda soprattutto le tecnologie che hanno riscosso il maggior successo, ovvero eolico e fotovoltaico, caratterizzate, per loro natura e in modi diversi, da non programmabilità ed intermittenza della produzione.
I grandi parchi, da una parte, e la generazione distribuita, dall’altra, stanno, di fatto, mettendo alle strette il sistema. È noto che, con il trend positivo di installazioni e una produzione in continuo aumento, alcune scelte debbano essere prese nell’immediato, per risolvere i problemi legati alla crescita degli oneri per il bilanciamento ed agli investimenti per il potenziamento delle reti.
Questi costi, infatti, vanno a sommarsi ai costi per l’incentivazione della produzione. Ne scaturisce un doppio costo per sostenere le FER, che va a finire sulle spalle dell’utente finale (oneri di sistema) e che, per forza di cose, non potrà crescere all’infinito. D’altra parte gli impianti tradizionali, programmabili, oltre a essere al momento insostituibili per la funzione di bilanciamento che svolgono, soffrono di una mancata produzione, per via della priorità di dispacciamento di cui godono le fonti rinnovabili.
La questione, dunque, è facile da porre quanto delicata da risolvere: frenare gli investimenti in impianti a fonti rinnovabili non programmabili o continuare ad incentivarli, mettendo mano alle tasche anche per lo sviluppo delle opportune infrastrutture di supporto?
Due dati, richiamati durante il convegno, anche se non nel loro quantum, si riportano all’attenzione:
1) Componente A3 degli oneri di sistema (incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate). Secondo i dati AEEG I trimestre 2012, per la famiglia-tipo la componente A3 pagata in bolletta elettrica ammonta a 58 €/anno.
2) Obiettivo nazionale per il 2020 di energia da fonti rinnovabili. Al settore elettrico il PAN assegna l’obiettivo del 26,4% di energia elettrica da fonti rinnovabili sul consumo interno lordo al 2020. Nel periodo 2005-2010 si è riusciti a passare dal 16,3% al 20,1%. Mancano ancora i dati aggregati e normalizzati per il 2011, ma con eolico e fotovoltaico, che da soli hanno superato i 18 TWh di produzione (nel 2010 sono stati 11 TWh) e che continuano a crescere a ritmi sostenuti, non è difficile intuire che si è già prossimi all’obiettivo con 8 anni di anticipo.
Se le considerazioni di ordine economico, in ottica costi-benefici, sono il punto di partenza della discussione, è chiaro che le decisioni devono maturare all’interno di una visione strategica di lungo periodo. Il che significa darsi degli obiettivi oltre il 2020.
Intanto il quarto Conto Energia, progettato per incentivare il fotovoltaico fino al 2016, toccherà entro la prossima estate il tetto massimo di spesa, fissato dal MSE in 6-7 miliardi di Euro. Le altre FER elettriche, già incentivate con certificati verdi e tariffa onnicomprensiva, continueranno ad essere incentivate dopo il 2012 con nuove tariffe onnicomprensive (come da ultima bozza del decreto attuativo del D. Lgs. 28/2011).
Una spesa finanziata dalle bollette destinata ad aumentare ed un obiettivo che molto probabilmente verrà superato fanno pensare, allora, ad una revisione della linea dettata dal PAN. Il comparto elettrico, avviato con successo verso le rinnovabili, potrebbe essere chiamato a sopperire con una percentuale ancora maggiore del 26,4% alle deficienze degli altri comparti, termico e trasporti, al fine di raggiungere il 17% complessivo al 2020.
Il settore trasporti, in particolare, oltre a preoccupare per l’attuale ritardo sulla traiettoria che fra 8 anni dovrebbe portare a coprire il 10,1% dei consumi finali da FER, è interessato dal dibattito sulla mobilità elettrica che, a detta del Sottosegretario del MATTM Tullio Fanelli, intervenuto a chiusura dei lavori, potrebbe rappresentare per l’Italia una riscossa tecnologica, portando il Paese a recitare un ruolo da leader mondiale per gli accumuli in batteria. Una richiesta che proviene tanto dal mondo della ricerca, fortemente impegnata in questi anni su questo tema, tanto dallo sviluppo impetuoso delle rinnovabili elettriche non programmabili.
Che il futuro sia rappresentato dalle reti intelligenti che accompagneranno la transizione alla generazione distribuita, non è un mistero. Che le fonti rinnovabili possano integrarsi perfettamente nel sistema distribuito e che, al contrario, il loro impiego nel sistema centralizzato sia stato un errore, viste le ripercussioni sulle reti attuali, è poco discutibile. Che oggi si concentrino gli sforzi per rendere almeno “prevedibili” le fonti non programmabili e per sviluppare sistemi di accumulo a costi sostenibili, è più che ragionevole. Ciò che deve guidare il decisore nelle sue scelte sono le stesse ragioni per le quali si è giunti sino a questo punto. Il traguardo di un sistema elettrico che garantisca maggiore sicurezza, maggiore indipendenza e minore impatto ambientale rispetto a quello attuale.