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Rinnovabili e paesaggio, quando il rapporto è win-to-win

Quale il miglior modo di affrontare l’inserimento delle FER nel paesaggio? Uno degli approcci più validi lo suggeriscono i workshop del Master in Architettura del Paesaggio realizzato dall'Universitat Politécnica de Catalunya e da ACMA Centro di Architettura

Da sempre e giustamente il nostro paese ritiene che il paesaggio sia un elemento importante di caratterizzazione del nostro splendido territorio e spesso, per tale ragione la sua tutela e la valorizzazione è entrata in conflitto con l’inserimento degli impianti produttori di energie da fonti rinnovabili (FER). Le Amministrazioni pubbliche (Regioni, Province, Comuni, Parchi e Soprintendenza), con la ragione di inseguire questo principio, hanno spesso ostacolato la costruzione di impianti FER soprattutto in aree vincolate come le aree protette (parchi, SIC, ZPS), le aree tutelate dal punto di vista paesaggistico e i centri storici, anche bloccando le procedure autorizzative e costringendo le imprese ad aprire contenziosi. Un approccio sbagliato anche secondo la Corte di Giustizia europea che si è pronunciata su alcuni casi stabilendo che gli Stati membri sono liberi di adottare norme restrittive tenendo però conto delle politiche energetiche europee, che vanno in direzione del utilizzo delle rinnovabili. La restrizione secondo la Corte potrebbe riguardare solamente gli impianti FER che all’interno di aree naturali protette non sono finalizzati all’autoconsumo dell’energia.

Quindi da una parte il paesaggio e l’ambiente mentre dall’altra la necessità di individuare forme di energia sostenibili che possono inserirsi in questo contesto di tutela solamente se dimensionate alle esigenze del fabbisogno energetico, per coprire i consumi, per rendersi energeticamente autosufficienti senza l’utilizzo di combustibili fossili. Un approccio interessante è ben affrontato nell’ambito dei workshop presenti all’interno del laboratorio di progettazione sull’Energie rinnovabili e Paesaggio tenuto nel percorso didattico del Master in Architettura del Paesaggio realizzato a Milano dalla Universitat Politécnica de Catalunya (Barcellona) e da ACMA Centro Italiano di Architettura.

 

Il primo workshop  Bilancio energetico Paesaggio seguito dall’Architetto prof. Gomes da Silva, esperto paesaggista, ha riguardato la valutazione dell’inserimento di impianti FER per coprire il consumo energetico di una azienda agricola ubicata in un area compresa nel Parco Agricolo Sud di Milano, in cui è presente il vincolo paesaggistico. Prima di valutare le possibili FER applicabili, grazie ai dati reali forniti con il supporto della Coldiretti, è stato analizzato il bilancio energetico di una azienda agricola di allevamento e produzione intensiva di latte di oltre 600 ha e circa 2000 vacche. In seguito alla visita dell’azienda e del contesto territoriale del Parco, sono stati valutati gli aspetti qualificanti che emergono nel contesto paesaggistico attraverso una analisi dello spazio e della caratterizzazione dell’ambiente anche storica, tenendo in forte considerazione la presenza della vegetazione, dei corsi d’acqua, del suolo e degli edifici. I partecipanti al Master divisi in 4 gruppi di lavoro hanno così sviscerato per settore le diverse tematiche paesaggistiche in stretta considerazione degli aspetti energetici e della necessità di individuare forme e tecnologie FER capaci di rendere energeticamente autosufficiente l’azienda. Nella fase conclusiva del lavoro i gruppi si sono confrontati sulle diverse tematiche affrontate con una valutazione complessiva molto interessante: anche in un contesto territoriale tutelato è possibile valorizzare il paesaggio contribuendo al bilancio energetico di una azienda fino al raggiungimento dell’autosufficienza. Questa unione è emersa dalla possibilità di valorizzare l’utilizzo del suolo con una produzione vegetale di biomassa impiegabile per la produzione di energia, dalla opportunità di poter integrare negli edifici impianti solari con interventi di risparmio ed infine, seppur in modo modesto, rigenerare il ruolo dei molti canali presenti per un piccolo idroelettrico. L’utilizzo dell’eolico è stato scartato in quanto la velocità del vento è molto bassa, mentre per il biogas sono stati riscontrati problemi che riguardano la capacità di approvvigionamento degli ingredienti che alimentano gli impianti.

 

Questo modo di affrontare l’inserimento delle FER nel paesaggio potrebbe essere un giusto approccio per la valutazione nel caso si debba realizzare un impianto in un contesto di tutela. In tal modo potremmo almeno ridurre gli ostacoli o gli errori di valutazione. Cosi come nel caso stabilito dal TAR di Lecce che con la sentenza n. 065/12 ha annullato il provvedimento di un Comune, perché fondava le proprie determinazioni su un parere della Soprintendenza ritenuto illegittimo, in quanto ha definito un impianto fotovoltaico non compatibile con il fabbricato esistente ubicato in centro storico e con il contesto architettonico, anche se dalla documentazione risultava che i pannelli non erano visibili dall’esterno e non avevano quindi un effetto impattante.

 

Questa prima riflessione aperta sul paesaggio e le FER grazie ad ACMA è solo un primo momento che rinvia ad un approfondimento che seguiremo nei prossimi giorni con la creazione di altri workshop in cui si discuterà di energia solare e paesaggio con Barbara Aronson e di idroelettrico e paesaggio con Jeppe Aagaard Andersen.