Rinnovabili

Riduciamo gli imballaggi, ma non il contenuto. Attenzione alla Shrinkflation

Shrinkflation

di Furio Truzzi

Ridurre, Riutilizzare, Riciclare sono le 3 R, regole fondamentali per adottare uno stile di vita più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

Ridurre la produzione degli imballaggi e della plastica monouso e di conseguenza quella dei rifiuti in plastica in questo momento è la prima regola fondamentale che dovremmo adottare perchè la plastica che è uno dei materiali più utilizzati per il packaging, è anche uno dei più inquinanti e difficili da smaltire e qualsiasi sistema di riciclaggio, anche il più efficiente, non è in grado di trattare tutta la plastica che produciamo, specialmente quella monouso.

Il problema della riduzione degli imballaggi diventa quindi fondamentale da superare, tanto che alcune aziende se ne stanno occupando rivedendo i propri packaging, ma a volte con alcune scelte discutibili i cui effetti ricadono sui consumatori! 

Ad esempio se da un lato viene ridotta la confezione a favore di un ‘minore spreco’ di plastiche e materiale di imballaggio, dall’altro viene ridotta anche la quantità di prodotto contenuta internamente mantenendo però lo stesso prezzo. Questa strategia commerciale usata da alcune aziende anche in periodi di inflazione come questo, riduce le porzioni di prodotto all’interno di un imballaggio mantenendo però lo stesso prezzo è chiamata Shrinkflation. In italiano riporzionamento o sgrammatura, è un neologismo che deriva dalla crasi delle parole shrink (“restringere”) e inflation (“inflazione).

Non è sempre facile riconoscerla, perché le aziende ritoccano la quantità in modo quasi impercettibile: stesso packaging ma pochi grammi in meno di prodotto. È il caso di prodotti come la pasta (che vengono ridotti da 500 gr a 400 gr), caffè, tè, fazzoletti (da 10 pacchetti a 9), detersivi e molti altri. 

Come difendersi dalla Shrinkflation e non cadere nella trappola?

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