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La ricerca italiana in soccorso della foresta pluviale del Madagascar

La ricerca italiana in soccorso della foresta pluviale del Madagascar

 

 

(Rinnovabili.it) – L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 2013, ha proclamato il 21 marzo come “Giornata Internazionale delle Foreste. A partire da quell’anno, questa giornata è dedicata a livello mondiale a celebrare ed accrescere la consapevolezza dell’importanza delle foreste e degli alberi per la vita sulla terra.

 

Un patrimonio prezioso che stiamo tuttavia perdendo ad una velocità disarmante. Secondo un recente studio dell’Università del Maryland, in appena 13 anni, a partire dal 2000, è sparito il 7% delle foreste vergini del mondo. Ossia un’area di 919mila chilometri quadrati, grande quanto il Venezuela.

Industria del legname, espansione agricola, incendi, e produzione energetica stanno martoriando i polmoni terrestri, soprattutto a livello dei tropici. Basti pensare al Madagascar che nel tempo ha perso il 90% della foresta pluviale originaria.

Ed è proprio qui, in un territorio così fragile come quello malgascio, che è intervenuta la ricerca italiana.

 

Una settimana fa il Madagascar contava le perdite causate da Enawo, il ciclone tropicale che ha lasciato 51 morti, 21 dispersi e 87mila sfollati. L’unica stazione di ricerca italiana sull’isola ha retto l’urto con un’invasione di fango e alcuni danneggiamenti al tetto che non hanno impedito ai programmi scientifici di andare avanti: stamattina, gli scienziati partiranno alla volta di Maromizaha dove da più di un decennio, Università di Torino e Parco Natura Viva di Bussolengo proteggono i 1600 ettari della Foresta Pluviale degli Alberi Dragoni. Sorvegliati speciali i 10 gruppi di indri che vivono in quell’area: durante questa spedizione, verranno posizionate camera traps e registratori acustici per monitorare il comportamento del più grande di tutti i lemuri, l’unico in grado di cantare, gravemente minacciato di estinzione.

 

indri

 

“La nostra Giornata Internazionale delle Foreste la celebreremo in campo in un Paese che ha perso il 90% della foresta pluviale originaria”, spiega Cristina Giacoma, direttore del dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei sistemi dell’Università di Torino. “La spedizione durerà fino al 30 aprile, con l’obiettivo di proseguire gli studi sull’indri, una specie ad un passo dall’estinzione. Ma questa foresta ospita tutte le specie più rare di lemuri, per un totale di 13 tra le quali anche l’aye aye, il lemure notturno che si credeva estinto e che fu riscoperto da Gerald Durrell negli anni ‘90”. Rari e tutti sottoposti alla stessa minaccia.

 

Le grandi difficoltà economiche delle popolazioni rurali del Madagascar portano ad uno sfruttamento insostenibile delle risorse naturali”, ricorda Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo. “Si chiama slash-and-burn: la foresta viene tagliata per poi appiccare il fuoco. Così, si fa spazio alle colture ma si sottrae agli animali ogni possibilità di sopravvivenza. E’ necessario quindi lavorare su più fronti: per la salvaguardia degli habitat e per offrire alle persone un’alternativa valida e vantaggiosa”.

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