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Recuperare i mercati rionali, un percorso tra cibo e cultura

Mercato San Donato
Mercato San Donato

 

(Rinnovabili.it) – Distese interminabili di prodotti: surgelati, detersivi, biscotti. Sono i mastodontici supermercati che oggi stanno piano piano inghiottendo la realtà dei mercati rionali, preziosi punti di incontro, angoli di memoria e storie di quartiere. Ma ce ne sono alcuni che sopravvivono per salvare vecchie tradizioni, piccole realtà produttive e la routine dei residenti. Ne è un esempio quello coperto del Giambellino-Lorenteggio, quartiere della periferia sudest di Milano, abitato per il 40% da stranieri. Quello cantato da Giorgio Gaber nella Ballata del Cerutti. Attivo dal 1954, tre anni fa questo spazio stava per essere assegnato ad un operatore unico della grande distribuzione. Colpa della geografia del territorio cambiata negli ultimi anni – nel 2012 più del 50% dei box commerciali sono rimasti vuoti -. E allora Erica, Luca, Jacopo e Alice dell’associazione Dynamoscopio, in collaborazione con cooperativa sociale BarAcca e l’associazione di promozione sociale Samarcanda, sono riusciti a rianimare questo posto. Un’idea nata dal basso, in stretta sinergia con gli abitanti. “Il mercato era un centro di coesione di un quartiere periferico che ha poco o nulla intorno. Era frequentato soprattutto dagli anziani, che ci andavano anche solo per comprare una michetta e per rimanere a chiacchierare. Bisognava preservare questo posto, attirare i residenti, i giovani, gli esterni, anche per evitare fenomeni di ghettizzazione, con un cambio di prospettiva, quello di portarci cultura”, spiega Jacopo di Dynamoscopio.

 

Con la cultura si mangia Nel 2014 nasce Mercato Lorenteggio, realmente attivo da settembre 2015. Sette banchi che coprono tutte le categorie alimentari. Dalla carne equina di Vito alla drogheria di Claudio, dal pollame di Carlo alla frutta e verdura di Rino, fino alla panetteria di Susanna e ai prodotti pugliesi La briciola. Poi, ecco la novità, uno spazio culturale. E allora al mercato si va anche per lasciare o prendere un libro grazie al bookcrossing – organizzato da Le radici e le ali Onlus, che insegna l’italiano agli stranieri, e dalla libreria Gogol – o per imparare l’arte dell’uncinetto creativo, organizzato dalla Gugliata del Giambellino. Ci sono i progetti di Baracca, la cooperativa sociale che coinvolge ragazzi con disabilità mentali e poi tante altre iniziative cittadine. Sì perché il mercato richiama tutti. “Il meccanismo è la coproduzione culturale. Non esiste più il consumatore culturale, c’è chi produce e consuma allo stesso tempo. L’idea è quella che se volgiamo organizzare una mostra, l’artista produce e lavora un mese con gli abitanti. Un’attività nella quale anche loro si riconoscono, capace di innescare un processo di crescita collettiva grande – continua Jacopo – Il progetto sta funzionando e se prima venivano unicamente residenti, adesso arrivano anche persone da fuori, perché aderiscono ai valori che il mercato rappresenta”. È la forza del commercio a responsabilità sociale.

 

mercato Lorenteggio
mercato Lorenteggio

 

Renzo Piano e il G124 al Mercato Loenteggio Mercato Lorenteggio vuole riqualificare la periferia attraverso la cultura. Non è un caso che il G124, il team di sei giovani architetti guidati dal senatore Renzo Piano che punta al “rammendo delle periferie” attraverso piccoli progetti e micro interventi partecipati – e che ha già coinvolto alcune realtà di Roma, Torino e Catania – abbia scelto quest’area come centro del suo intervento milanese. “Gli architetti di G124 hanno lavorato con noi sul mercato comunale per capire come fare un micro intervento che desse qualità alla struttura per ricostruire una geografia del quartiere”. Prima, infatti, il mercato affacciava solo su un grande vialone. La soluzione è stata quella di aprire una porta che mettesse in dialogo il mercato con la Biblioteca comunale, il Laboratorio di Quartiere e il Parco di via Odazio. Poi, la costruzione di una pedana esterna che servirà con l’arrivo della bella stagione. Obiettivo, migliorare la vita dei residenti per rendere uno spazio verde effettivamente fruibile e per creare uno spazio comune pubblico e frequentato.

 

A Bologna, il mercato della musica Oltre a Mercato Lorenteggio, anche Mercato Sonato di Bologna è tra i sei vincitori del progetto “Culturability – Spazi d’innovazione sociale”, promosso dalla fondazione Unipolis per sostenere proposte di recupero di spazi urbani abbandonati, e ai quali sarà dato un contributo di 60 mila euro ciascuno. A ripopolare il mercato del quartiere di San Donato a Bologna, in disuso da 10 anni, ci sta pensando l’Orchestra Senzaspine, in collaborazione con l’associazione Arancine. Lo fa con la musica, stavolta. Il progetto Mercato Sonato è appena nato. “Inaugureremo verso settembre 2016, il tempo di rendere agibili gli spazi del mercato coperto”, spiega Tommaso Ussardi, presidente e direttore dell’Orchestra fondata nel giugno 2013 con Matteo Parmeggiani. Lo scopo era quello di dare la possibilità a giovani musicisti di suonare insieme. Un’orchestra autogestita che conta oltre 200 strumentisti e che ben presto ha accolto al suo interno, nella sua associazione, altre figure artistiche come ballerini, registi, scenografi, costumisti.

 

Orchestra Senzaspine
L’Orchestra Senzaspine

 

La ricerca di una sede A novembre scorso L’Orchestra Senzaspine ha vinto il bando Incredibol! del Comune di Bologna. Un’opportunità che gli fa trovare casa: l’assegnazione per quattro anni dello spazio dell’ex mercato alimentare di San Donato. “Per una serie di motivi l’arrivo delle grandi distribuzioni alimentari, i supermercati, il disagio del quartiere, il mercato si era completamente spopolato ed erano rimasti solo 2,3 commercianti su 18 box”, racconta Tommaso. Si è optato per una politica di rigenerazione urbana, ecco quindi la proposta di Mercato Sonato: una piattaforma polifunzionale, dai laboratori musicali a workshop con artisti. “Prima provavamo in vari spazi, avevamo diverse convenzioni tra conservatori, circoli, parrocchie. Eravamo un po’ nomadi e ci serviva una sede operativa”, continua Tommaso.

 

Baratto e prodotti km 0  Oltre la musica, la proposta è quella di creare un Mercato delle Arti sostenibile fatto di riciclo, baratto e restauro. “Vorremmo cercare di seguire le tendenze di oggi, per il bene sociale e per la condivisione di spazio. E quindi aprire il mercato a prodotti a km 0, una forma di mercato territoriale che sta funzionando bene. E poi vorremmo scegliere un giorno a settimana per il baratto. Tornare a quella forma primordiale e idea di riciclare più possibile, si raccolgono oggetti, gli si dà un valore simbolico e si scambiano”, dice Tommaso. In due anni l’Orchestra Senzaspine ha registrato numerosi sold out al Teatro Duse di Bologna e al Teatro Auditorium Manzoni di Bologna, e in tutta la regione. Tantissimi giovani che collaborano per portare avanti il progetto. “Il mercato parte come forma di volontariato e si cercherà di renderlo sostenibile. Perché la gente deve tornare ad affezionarsi al quartiere”. Per dimostrare che nei mercati si mangia, anche con la cultura e con la musica classica.

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