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Pollica, il Sud sostenibile esiste e genera valore

A Pollica, patria della Dieta Mediterranea, è ancora vivo il ricordo di Ancel Keys, che qui ne elaborò i principi. In questo Comune virtuoso del Cilento la differenziata è all’85%. Rinnovabili, efficienza energetica, ambiente, salvaguardia del territorio, sostenibilità sono i principi che guidano il sindaco Stefano Pisani e la sua amministrazione. Perché si è capito che la buona economia preserva l’ambiente e la qualità della vita

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di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – A Pollica le scelte dell’amministrazione guidata dal sindaco Stefano Pisani – che è anche coordinatore regionale dell’ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani – seguono principi semplici e chiari. La protezione del territorio sta diventando una ricchezza: ambientalismo non vuol dire no e basta, ma avere una visione del futuro e il senso del limite. La sostenibilità impone delle scelte che daranno frutti non solo nell’immediato, ma anche negli anni a venire: dare speranze ed elaborare progetti concreti per i giovani è il modo migliore per contrastare lo spopolamento del territorio, pur senza rinunciare ad accogliere quella preziosa risorsa economica che è il turismo.

Pisani porta avanti la politica illuminata di Angelo Vassallo* – di cui è stato vicesindaco – per rendere l’area sempre più sostenibile.

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Quale eredità morale ha lasciato Angelo Vassallo?

Penso sia soprattutto un modo di vedere le cose. Credo che sia sbagliato parlare di eredità quando si parla di Angelo. Lui ha definito quelli che riteneva gli elementi chiave per salvaguardare e allo stesso tempo usare e sviluppare il territorio. Aveva una visione precisa di quello che dovesse essere il futuro del Cilento, non soltanto di Pollica. Per qualcuno questo può rappresentare un’eredità, per noi rappresenta una continuità. L’eredità mi pare qualcosa di molto statico, un patrimonio che hai e non sai bene come usare. Invece a me piace molto di più raccontare la visione dinamica che Angelo ha sempre avuto del territorio, così come mi piace raccontare che non c’era solo la grande visione, ma anche l’attenzione alle piccole cose, come l’aver anticipato addirittura l’ordinanza del Comune di Parigi secondo la quale non si buttano in terra i mozziconi di sigaretta. Lui amava osservare gli elementi, in questo caso i tombini delle acque che scolavano male perché erano pieni di mozziconi.

Non rilasciare nuovi permessi per costruire ma incentivare il recupero dei vecchi edifici e del terreno che li circonda significa amare il territorio e puntare a valorizzarlo promuovendo uno sviluppo armonioso e rispettoso dell’ambiente.

L’approccio che abbiamo maturato con Angelo è molto particolare, abbiamo capito che l’ambientalismo non è fatto di no e basta. L’uso delle risorse naturali non è bloccare tutto ma trovare un punto di equilibrio. La domanda da farsi è “quale valore sono disponibile a cedere per ottenere un vantaggio?”.

Se Pollica ha perso il 50 % della superficie coltivata, cosa succede al paesaggio? Si trasforma, si acuisce il dissesto idrogeologico. Non costruisco e preservo il paesaggio con cementificazione zero. I nostri antenati ci hanno insegnato una cosa diversa: l’uso delle cose con il senso del limite. Abbiamo applicato questo principio di sostenibilità all’interno del nuovo piano urbanistico, appena approvato. Siamo partiti da una considerazione banale: a cosa ambiscono le persone che vengono a Pollica? A farsi una casa per le vacanze. Allora costruisco, creo valore immobiliare e i miei ragazzi si impiegano nel settore edilizio, ma lo potranno fare per un tempo limitato.

Invece convinco le persone a farsi una casa per le vacanze recuperando un vecchio rudere che già esiste, perché era un luogo già presidiato dall’uomo per coltivare, per produrre sostentamento o per evitare che il terreno subisse delle modificazioni dovute ad esempio allo scorrere delle acque. Questo concetto diventa uno strumento di tutela del paesaggio. Vuoi comprare una casa qui? Ti concedo un valore, ovvero una bella casa per le vacanze, e tu mi restituisci un valore, ovvero rimetti in coltura il terreno. Non sei un agricoltore ma un professionista che viene da un’altra città? Sei il benvenuto, sei nostro ospite, ma cosa puoi fare in concreto? Cedere il terreno a un canone di locazione agevolata ai giovani del nostro territorio, o comunque a chi lo vuole coltivare. Il senso è quello di ripristinare un equilibrio sostenibile.

Si è pensato a proposte abitative per i giovani che vogliono rimanere a Pollica?

I parametri degli studi sul nostro territorio ci dicono che la popolazione di Pollica potrà arrivare al massimo a tremila persone, quindi si possono costruire altri settantadue nuovi alloggi. Il valore turistico di Pollica è cresciuto tantissimo, le abitazioni da ristrutturare si vendono anche a diecimila euro al metro quadro.

I miei ragazzi vanno via e comprano la casa nel Comune a fianco dove le case si vendono a 1400 euro al metro quadro, dove non è stata fatta una politica di preservazione del territorio. Ma allora muoio per la mia politica di preservazione, muoio di tutela dell’ambiente? Perché questo è il senso. La nostra proposta è quindi di costruire se mi restituisci degli alloggi da mettere in vendita a favore dei miei giovani a un prezzo accessibile per loro o per chi vorrà venire ad abitare qui, non per i turisti. Sono due concetti diversi che impongono di tenere insieme una serie di esigenze.

Qualcuno mi ha detto che c’è bisogno di qualificare l’offerta turistica e quindi di costruire alberghi. Potremmo fare gli alberghi ma devono avere un senso, devono essere adeguati, non devono essere tanti e soprattutto dotati di servizi per la destagionalizzazione: questo territorio si spegne il 30 settembre e si riaccende il 31 maggio. Non ha senso, anche se viviamo bene lo stesso, grazie alla diversificazione del reddito turistico da quello agricolo.

Nel tempo abbiamo avuto molta fortuna e sono venuti turisti di alto livello, disposti a spendere; un giorno le cose potrebbero cambiare e dobbiamo farci trovare pronti e realizzare servizi e infrastrutture adeguate.

Stefano Pisani

Negli anni è cambiato il piano regolatore?

Angelo fece il suo piano regolatore nel 2005, oggi adottiamo quello nuovo. Nel 2021 ci siamo resi conto di aver tagliato molta della volumetria che Angelo pensava si potesse realizzare allora per lo sviluppo del territorio. La dimensione quantitativa annulla il principale valore economico di questo territorio, ovvero la cultura, la tradizione, la sostenibilità. Ad agosto chiudiamo l’accesso ad Acciaroli, la principale frazione del Comune di Pollica, dalle 22,00 alle 3,00 del mattino perché siamo subissati dai turisti che arrivano dai Comuni dei dintorni perché qui è più bello. Una bandierina turistica che dobbiamo preservare.

Il principio che ci guida è il senso del limite, che viene da una serie di considerazioni e dal lavoro che abbiamo fatto insieme con Angelo. Un lavoro che non è fatto di grandi proclami ma di piccole azioni quotidiane. Ad esempio garantire agli anziani di non fare 45 minuti di macchina se hanno bisogno di andare in ospedale realizzando un presidio medico sul territorio (che stiamo cercando di fare). Finalmente si è capito che la sanità non è fatta solo di ospedalizzazioni, ma soprattutto di territorio. Queste sono le ricette del futuro per evitare lo spopolamento, ricette vecchie per fare in modo che ci siano insediamenti di persone più compatibili con l’equilibrio dei territori.

Non possiamo più pensare che le metropoli possano continuare a crescere in dimensione e quantità di abitanti in termini di servizi mentre un altro pezzo del territorio viene abbandonato a se stesso o viene non utilizzato. In queste considerazioni ci sono economia, iniziativa, produttività, nuovo reddito.

Oltre all’elemento etico, che per me è imprescindibile, l’altra leva che ritengo utile per far evolvere i processi è il concetto di valore economico, perché non possiamo prescindere dal fatto che l’equilibrio della nostra vita è fatta anche di economia. Prima c’era l’agricoltura di sussistenza, ora dobbiamo trovare l’equilibrio di sussistenza.

L’ambiente è un contesto in cui ci muoviamo, spesso lo sentiamo come una risorsa da usare e a cui non restituire niente, invece noi abbiamo un concetto diverso: usiamo l’ambiente e contemporaneamente lo facciamo rigenerare. Uso l’ambiente con il fabbricato agricolo che diventa casa per le vacanze, ma uso l’utente turistico per rigenerare le risorse della terra.

State facendo molti cambiamenti sul territorio. Spesso il cambiamento è visto con diffidenza. La cittadinanza vi segue?

Anche qui i cambiamenti non sono sempre accettati di buon grado. Sono convinto che il valore e le energie maggiori non vengono determinate da un cambiamento graduale, che produce un valore ridotto. Il vero salto di qualità avviene quando c’è una discontinuità netta, quando imprimi maggiore velocità, cambi completamente approccio e si produce una energia notevolmente superiore.

C’è un percorso lineare dettato dal cambiamento lento, costante. La mia impressione è che il nostro elemento di riferimento sia il tempo a disposizione per cambiare la modalità di fare le cose, ed è un tempo molto ridotto. Non possiamo pensare di garantire questo cambiamento in un lasso di tempo lungo, dobbiamo intervenire con cambiamenti radicali, a volte anche poco compresi ma nei quali crediamo fermamente. A qualcuno queste scelte possono non piacere, vorrà dire che la prossima volta non mi voterà. È il bello di vivere in un paese democratico: ognuno porta avanti le sue idee come meglio crede.

Il rispetto della legalità accelera il cambiamento?

Ritengo che sia il momento di dettare forti cambiamenti sull’agire locale, sullo spirito di comunità, sul valore culturale da far evolvere nei giovani. Posso non essere compreso, ma non mi fermo. I processi non vanno assecondati, ma guidati nella giusta direzione anche se tutti noi commettiamo degli errori. Pollica, come tutte le piccole comunità locali, non riesce a intercettare subito tutti i cambiamenti ma poi se ne appropria forse meglio di altri, così come è stato con Angelo.

Puntare sul rispetto della legalità è un modo per creare quella discontinuità che porta al cambiamento, producendo maggior valore in un tempo più ridotto. Ci sono due modi per accelerare i processi: imporli per legge o con un incentivo, a meno che non si abbia a disposizione un tempo lungo per aspettare che le persone si convincano della bontà e della necessità di un cambiamento. Ma il Pianeta ci sta dicendo che il tempo a disposizione è breve.

L’alleanza con il Comune di Marina di Camerota guarda a un turismo più sostenibile e a rendere il territorio fruibile tutto l’anno. Concentrare il turismo nel solo mese d’agosto significa avere a che fare con un’orda quasi distruttiva. Invece la valorizzazione del territorio deve comprendere tanti altri aspetti, che vanno oltre questo mare pazzesco. Ci sono siti archeologici, parchi naturali, il museo del mare… tante cose che insieme costituiscono un valore. Cosa vi ha guidato nella realizzazione di questo progetto comune?

L’alleanza tra Comuni diventerà un processo strutturato istituzionalmente. Con Camerota abbiamo avviato un’iniziativa specifica, ma Pollica condurrà un progetto di sviluppo strategico di tutta l’area costiera che va da Montecorice a Sapri. Il motivo per cui lo facciamo insieme è abbastanza banale: non abbiamo i numeri come piccola comunità per competere in tanti campi, a partire da quello turistico, e soprattutto non riusciamo a valorizzare adeguatamente le risorse che abbiamo a disposizione rispetto alle opportunità di sviluppo del territorio.

Il turismo estivo ci garantisce la sussistenza ma ci costringe ad abbandonare per un mese il nostro essere. Se voglio destagionalizzare devo pensare a una persona che viene in vacanza a Pollica una settimana a marzo o ad aprile, che vuole fare delle attività, conoscere il territorio, muoversi. La collaborazione fra territori diventa fondamentale e questo può avvenire quando si crea una nuova cittadinanza fatta di persone che non percepiscono i confini territoriali come limiti ma come grandi opportunità.

Stiamo globalizzando il Cilento, nel senso che stiamo costruendo una nuova unità operativa di base fatta da più comuni che dialogano avendo comunione di intenti, lo stesso problema di risorse, di accessibilità, di promozione sul mercato.

Sarebbe miope non lavorare in questa direzione. La sensibilità c’è, dobbiamo lavorare affinché a questa sensibilità si aggiunga una classe dirigente capace di sfruttare queste opportunità. Per questo nascono collaborazioni e partenariati, come quello con Sara Roversi e Future Food Institute, e altri che lavorano sulla parte immateriale di quello che è lo sviluppo culturale del nostro progetto.

Possiamo avere delle bellissime idee, ma se non diamo loro le gambe non andranno da nessuna parte. Tornando ad Angelo, l’eredità più grande e più bella che ci ha lasciato è quella delle idee. Noi abbiamo il dovere di farle camminare.


*Angelo Vassallo è stato sindaco di Pollica per tre mandati, dal 1995 al 2010, si è distinto per l’ambientalismo illuminato e per la valorizzazione del territorio. Numerosi gli interventi per migliorare la fruibilità dei luoghi e riqualificare opere di valore storico, come il Castello dei principi Capano a Pollica, messo a disposizione della cittadinanza. Non solo attenzione ai turisti, quindi, ma anche alle persone che in questi luoghi possono continuare a vivere bene. Fu Vassallo, inoltre, a proporre di includere la Dieta Mediterranea tra i patrimoni immateriali dell’umanità dell’Unesco.
Rieletto per il quarto mandato, il 5 settembre 2010 è stato ucciso in un attentato.