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Crisi climatica, guerre e instabilità: la ricetta per affrontare la policrisi in cui viviamo

Con policrisi si intende un periodo in cui crisi di natura diversa si sovrappongono, si intrecciano e si rinforzano a vicenda. E si sincronizzano. Comprenderle e affrontarle è un’operazione sempre più complessa. Tanto da richiedere non solo soluzioni nuove, ma un nuovo paradigma

Policrisi: la ricetta per affrontare l’intreccio tra clima, guerre e instabilità
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Il rapporto Unep individua 18 segnali critici per prepararci ad affrontare la policrisi

Di fronte alla “policrisi” in cui viviamo, dove si intrecciano crisi climatica e intelligenza artificiale, degrado degli ecosistemi e corsa alle terre rare, perdita di biodiversità e diseguaglianze crescenti, nuovi conflitti e crisi umanitarie, serve un “nuovo contratto sociale” in grado di traghettarci verso “cambiamenti trasformativi”. Basato su obiettivi comuni e innervato dal criterio della “equità intergenerazionale”.

Lo afferma il rapporto Navigating New Horizons – A Global Foresight Report on Planetary Health and Human Wellbeing” rilasciato oggi dall’Unep, l’agenzia Onu per la protezione ambientale. Un documento esplorativo in cui sono condensati 18 mesi di lavoro e il punto di vista di centinaia di esperti di diverse discipline. L’obiettivo? Affrontare in modo nuovo, coerente e ambizioso le sfide che plasmano il nostro presente e il prossimo futuro.

“Policrisi” e “polisoluzioni”

Il punto di partenza è la “policrisi”. Coniato negli anni ’70 ma diventato popolare dopo lo scoppio pandemia, anche grazie a intellettuali come lo storico Adam Tooze, questo concetto si sta affermando come una delle prospettive più proficue per “leggere” l’attualità degli ultimi anni. In breve, con policrisi si intende un periodo in cui crisi di natura diversa si sovrappongono, si intrecciano e si rinforzano a vicenda. E si sincronizzano. Comprenderle e affrontarle è un’operazione sempre più complessa. Tanto da richiedere non solo soluzioni nuove, ma un nuovo paradigma.

“La velocità del cambiamento è sconcertante. Le norme sociali, l’occupazione, il tempo libero e il nostro rapporto con la natura stanno cambiando inesorabilmente. Il rapido sviluppo di nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale (AI) sta influenzando tutti gli aspetti della vita. Fattori sovrapposti e interconnessi influenzeranno l’ambiente”, spiegano gli autori del rapporto.

Che sottolineano l’aspetto positivo che si cela dietro la policrisi del presente: come i problemi, così anche le soluzioni sono intrecciate. Per individuarle, bisogna prestare attenzione ad alcuni cambiamenti globali critici il cui impatto può essere imponente. Il rapporto ne individua 8. Alcuni sono ben noti, altri sono emersi negli ultimi anni o mesi. Ma la loro capacità di interagire, oggi, li rende particolarmente insidiosi.

“Questo nuovo contesto globale sta dando origine a una serie di cambiamenti critici, problemi emergenti e potenziali minacce che potrebbero verificarsi o meno, ma che il mondo deve tenere d’occhio a causa del loro potenziale di sconvolgere in modo significativo diversi settori e quindi influenzare il pianeta, la salute e il benessere umano”, si legge nel rapporto.

Otto cambiamenti critici

Quali sono questi cambiamenti critici? Il rapporto analizza:

  • il rapido sviluppo di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, combinato con le sfide di governance;
  • la competizione per le risorse naturali;
  • nuove forme di conflitto;
  • spostamenti forzati e migrazioni di massa;
  • disuguaglianze sempre più ampie;
  • un calo di fiducia nelle istituzioni, che appaiono sempre più indebolite;
  • il proliferare di cattiva informazione e disinformazione;
  • la crescente multipolarità globale.

Per interpretarli, l’Unep presenta una serie di indicatori, o “segnali”, da monitorare. La competizione per le risorse naturali, ad esempio, può avere ripercussioni sulla sicurezza globale e, a cascata, sul benessere delle popolazioni in ogni regione del Pianeta, attraverso la corsa alle materie prime critiche. La loro domanda dovrebbe quadruplicare entro il 2040 e potrebbe aumentare il supporto per attività come il deep sea mining e lo space mining – l’estrazione dalle profondità degli oceani e da asteroidi o pianeti.

“Ciò presenta sfide importanti per la biodiversità e la natura, il potenziale per un maggiore inquinamento e rifiuti e conflitti per il territorio, con le comunità locali e indigene vulnerabili più colpite. L’estrazione mineraria nelle profondità marine potrebbe avere un impatto sugli ambienti incontaminati e diminuire l’attenzione sulla circolarità e sull’efficienza che dovrebbero essere adottate per lo sviluppo sostenibile”, sottolinea il rapporto.

Sul versante dell’intelligenza artificiale, i benefici del suo uso hanno un risvolto ambientale che non va sottostimato. Che emerge all’incrocio tra aumento della domanda di minerali critici, terre rare e risorse idriche per soddisfare le nuove richieste dei data center. “Pratiche come il riciclo dei rifiuti elettronici, i data center efficienti dal punto di vista energetico, l’energia rinnovabile e la gestione responsabile delle risorse sono essenziali per mitigare i danni ambientali”, puntualizzano gli autori.

Altri segnali di cambiamenti critici sono più noti o più sotto i riflettori: dalla trasmissione di malattie zoonotiche all’emergere di batteri e virus dallo scioglimento del permafrost, dalla capacità dei microrganismi di resistere ai trattamenti antimicrobici al supporto crescente per soluzioni di geoingegneria basate sulla gestione della radiazione solare. Altri, invece, sono decisamente più “fuori dai radar”: la minaccia rappresentata dai detriti spaziali, i rischi dell’impiego di tecnologie abilitate dall’intelligenza artificiale per creare armi biologiche. Altri, ancora, popolano spesso le cronache e sono discussi nelle sedi internazionali, ma con scarsa efficacia. È il caso, ad esempio, della crisi delle assicurazioni di fronte alla crisi climatica, del rischio corruzione nelle compensazioni di carbonio, o ancora la diffusione dell’eco-ansia.

“Non è garantito che le crisi presentate in questo rapporto si verifichino. Ma potrebbero accadere. Dobbiamo essere pronti. Pertanto, questo rapporto suggerisce come monitorarli, affrontarli e prepararsi ad affrontarli, anche mantenendo l’attenzione sul raggiungimento degli obiettivi internazionali, evitando trappole politiche e opportunità mancate”, chiosa la direttrice dell’Unep, Inger Andersen.

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