Il Rapporto “Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane” mette l’accento sul grande patrimonio costituito dai piccoli comuni. È l’Italia che sfida le crisi, compete e si afferma senza perdere la propria anima, parte integrante della nostra identità. C’è bisogno di un impegno da parte di pubblico, privato, università e centri di ricerca, ma prima di tutto di realizzare la sempre più invocata semplificazione delle procedure burocratiche
di Isabella Ceccarini
Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane. A dirla così sembra una cosa facile. Cosa potrà mai servire ad aree del Paese che sono considerate fuori dal mondo, frequentate solo da eremiti, intellettuali e sognatori da strapazzo?
Invece stiamo parlando di piccoli tesori incastonati nelle montagne, nascosti tra le colline o in aree di sorprendente bellezza. I Piccoli Comuni sono scrigni di biodiversità, ricchi di potenzialità che per decollare hanno bisogno di maggiore attenzione.
I territori “marginali”, punto di forza per il futuro dell’Italia
Chi ha dedicato loro l’attenzione che meritano è Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, che ha promosso il Rapporto Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane insieme a Fondazione Hubruzzo e Carsa nell’ambito dell’Osservatorio Officina Italia.
Con la legge 158/2017 che porta il suo nome – e purtroppo largamente inapplicata – Realacci comprese che i territori cosiddetti “marginali” sono un punto di forza per il futuro dell’Italia.
«Nel grande mosaico di un’economia a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi, necessaria per contrastare le sfide che abbiamo davanti come la pandemia, la crisi climatica e la drammatica crisi prodotta dall’invasione dell’Ucraina le 44 tessere presentate in questo rapporto confermano il contributo decisivo che può venire dai territori e dalle comunità.
C’è un’Italia che sfida le crisi, compete e si afferma senza perdere la propria anima. I piccoli comuni sono parte importante della nostra identità. Mi sono battuto per avere una legge sui piccoli comuni e ora c’è. Un comune è il suo campanile, la sua comunità, i suoi servizi.
Servono scuole, un nuovo modello di sanità, uffici postali, piccoli esercizi commerciali, banda larga anche per attrarre i giovani e creare nuove imprese: un’economia più forte proprio perché più a misura d’uomo.
Un’Italia che fa l’Italia e si muove entro le chiavi proposte dal Next Generation EU per affrontare la crisi e rilanciare l’economia: coesione, transizione verde e digitale», ha dichiarato Realacci.
Il nuovo rapporto tra aree interne e metropolitane
Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane si articola in 11 sezioni – agricoltura, agroalimentare, cultura e turismo, energia, gestione delle acque e del servizio idrico, gestione delle foreste, interconnessione e networking, mobilità, prevenzione e sicurezza, scuola e formazione, servizi alla comunità – di cui vengono presentata 44 buone pratiche.
Dal sisma de L’Aquila (2009) a quello di Amatrice (2016) gli estensori del Rapporto hanno studiato i processi di indebolimento economico, sociale e demografico del territorio.
Molto interessante la rilettura del territorio alla luce di un nuovo rapporto fra città e piccoli comuni.
Una diversa interpretazione dei concetti di prossimità e di interdipendenza che supera la rigida suddivisione tra aree interne e aree metropolitane.
Sicuramente i piccoli comuni non sono esenti dai tanti problemi che affliggono attualmente il Paese, a cominciare dagli effetti della crisi climatica, ma nella pandemia hanno ridestato l’interesse di molti e risvegliato il senso di comunità.
Filiere produttive da valorizzare
Non dimentichiamo, inoltre, che i piccoli comuni sono depositari del patrimonio storico, artistico ed enogastronomico del Paese: la maggior parte dei prodotti Dop e Igp (il 92,2% secondo Coldiretti) provengono proprio dai piccoli comuni.
Filiere produttive che la tecnologia può rendere tracciabili, valorizzare, promuovere.
Rivitalizzare i piccoli comuni richiede prima di tutto una vera semplificazione delle procedure burocratiche, poi l’intervento pubblico e privato, il contributo di università, centri di ricerca, startup.
Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane ha esaminato vari scenari, alcuni dei quali decisamente molto innovativi adottando tre parametri chiave: quello territoriale, relativo alla loro applicabilità nelle aree meno densamente abitate e urbanizzate; quello relativo all’innovazione (digitale, tecnologica o di modello); infine, il terzo parametro che riguarda la replicabilità dei modelli.
La persona al centro
«Con il Rapporto Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane intendiamo favorire e promuovere progetti di sviluppo locale, a partire dall’Abruzzo, con l’intento di essere d’ispirazione per tutte le regioni italiane.
Le aree interne del nostro Paese, oggi interessate da processi di indebolimento economico, sociale e demografico, dovranno rigenerarsi anche sulla base di nuove formule imprenditoriali capaci di coniugare economia circolare, coesione sociale ed etica d’impresa», ha affermato Sergio Galbiati, presidente di Fondazione Hubruzzo.
La nota caratterizzante è che la persona è sempre al centro. La tecnologia è un fattore abilitante delle comunità e le soluzioni sono studiate nell’ottica della piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Innovazione, quindi, come volano di sviluppo del territorio e delle comunità che lo abitano.