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Dalla serie cult Sval and Bard ai principi base di una comunicazione ambientale alternativa: intervista a Daniele Di Domenico, tra i fondatori dello Studio Kairòs
(Rinnovabili.it) – La comunicazione ecologica e ambientalista può veicolare il cambiamento anche attraverso immagini positive, affascinanti, istruttive, persino divertenti: lo credono fermamente i professionisti che formano lo Studio Kairòs, una piccola società di comunicazione parmense insignita lo scorso ottobre con il premio speciale Rinnovabili.it.
Abbiamo intervistato Daniele Di Domenico, uno dei fondatori dello studio e tra gli autori della serie animata in stop motion Sval&Bard in cui due turisti-troll si cimentano con gli imprevisti che possono capitare in territori selvaggi (come le isole Svalbard appunto, il luogo abitato più a Nord del pianeta) e mettono in scena il decalogo di comportamenti sconsigliati dalle autorità del posto.
Come è nata l’idea di mettere in azione il decalogo delle isole Svalbard?
L’idea di fare un racconto creativo di quelle regole nasce dalla nostra frequentazione delle isole: dal 2011 collaboriamo con lo Svalbard Enviromental Protection Fund. Nel 2014, al nostro quarto viaggio, il nostro appoggio alle Svalbard, uno dei fondatori dello Studio Kairòs, ci ha dovuto lasciare soli per alcuni giorni. Sapevamo che lì bisogna fare molta attenzione: dieci giorni prima che partissimo la prima volta, nel 2011, un ragazzo inglese in gita era stato attaccato e ucciso da un orso bianco.
Dopo i primi 3 giorni di brutto tempo abbiamo deciso di fare una piccola escursione. Quella che per noi doveva essere una semplice passeggiata è durata quasi 10 ore. Ci siamo resi conto che appena fuori dalla città, nonostante fossimo sempre in vista dell’abitato, eravamo alle prese con un ambiente selvaggio. Un tour operator del luogo ci ha poi spiegato che avevamo rischiato grosso perché il tracciato che avevamo percorso generalmente si fa accompagnati da una guida armata di fucile.
Siamo incappati nel decalogo casualmente, sfogliando alcuni documenti per preparare un’escursione in barca. Avendo fatto quest’esperienza sulla nostra pelle, quando abbiamo visto il decalogo ci siamo resi conto di quanto fossero importanti queste regole che, però, se noi non avessimo cercato, difficilmente avremmo scoperto.
E la scelta dei due personaggi?
Qui subentra la nostra anima giocherellona… Diciamo che le regole non piacciono a nessuno, quindi abbiamo cercato un modo per raccontarle in maniera ironica e divertente. Parlando con colleghi del posto abbiamo pensato di ispirarci alla tradizione nordica dei troll e abbiamo immaginato due turisti che combinano continuamente danni. Noi per primi avevamo fatto gli Sval and Bard della situazione…
Le Svalbard sono uno dei posti più remoti della Terra eppure il turismo è arrivato anche lì. Di che flussi parliamo?
Ci sono circa 2 mila residenti alle Svalbard, ma è il flusso turistico ad essere in crescita negli ultimi tempi: parliamo di 120 mila presenze l’anno, anche perché ci arrivano le navi da crociera che fanno i tour del mare del Nord. Approda il turista medio: la famigliola che non ha mai visto la neve, per dire. Quando arrivano le grandi navi ci sono 2-3 mila persone completamente allo sbaraglio.
Utilizzate mezzi di massa (video e web): un terreno “selvaggio” dove sembra esistere una sola maniera di comunicare (commerciale e aggressiva). Come vi collocate in questo ambiente? Pensate di poter essere un modello alternativo?
Ci poniamo in maniera alternativa, ma non per scelta strategica: siamo partiti con il nostro stile, i nostri valori e principi. Poi abbiamo scoperto che erano alternativi alla maniera comune di fare comunicazione. Da subito abbiamo scelto il nostro settore anche seguendo le passioni personali (Di Domenico e i colleghi fondatori di Studio Kairòs sono tutti laureati in scienze naturali, ndr).
Siamo nati nel 2007, quando internet è esploso: abbiamo vissuto tutto il cambiamento del Web, da quando si poneva come luogo di espressione libera fino a diventare lo strumento più efficace e “micidiale” nelle mani dei grossi capitali.
Non abbiamo seguito quella strada ma non abbiamo neanche voluto demonizzare il mezzo: la Rete offre degli strumenti che sono molto efficaci e che possono essere utilizzati anche per altri scopi.
La comunicazione sui temi ambientali è spesso tendente al negativo. Voi avete un approccio differente, si direbbe “naturale”: pensi queste modalità sia bene coesistano o sarebbe il caso di cambiare una delle due?
Credo che l’approccio catastrofista sia stato importante in una certa epoca storica perché è servito quantomeno a svegliare le coscienze e porre all’attenzione pubblica una serie di problemi. L’errore che è stato fatto, anche da grandi associazioni ambientaliste, è stato quello di continuare in modo esclusivo con quel tipo di comunicazione e di approccio.
Se lo scopo ultimo della comunicazione è quello di cambiare le cose, ci sono vari studi che dimostrano che quel tipo di approccio ottiene l’effetto opposto: causa una reazione deprimente nelle persone. Diverse pubblicazioni in materia dimostrano,invece, che se la comunicazione veicola un certo atteggiamento, un modo di essere che potremmo dire quasi “positivo” o “cool”, riscuote maggior successo in termini di modifica dei comportamenti, soprattutto verso le giovani generazioni
Sval and Bard ne è un esempio lampante: partendo da una community di base molto ristretta (le 2 mila persone che abitano l’arcipelago) e lavorando di concerto anche con varie istituzioni che lì operano, nel mese di lancio della serie abbiamo realizzato 300 mila visualizzazioni.
Siete un team di lavoro composto da diversi professionisti e credete nel lavoro di squadra. Cosa succede quando incontrate committenti che hanno anche loro una forte storia di impegno ecologista e ambientalista?
Per noi è sempre una scoperta. Quando abbiamo iniziato nel 2007, molti erano scettici e non capivano bene nemmeno di cosa ci occupassimo. Nei primi anni abbiamo realizzato i nostri lavori principalmente con Enti di ricerca e amministrazioni locali, insomma con il pubblico.
Pian piano questa sensibilità è cresciuta, anche grazie a una diversa attenzione del mercato che ha promosso prodotti sostenibili. Per noi è stata una sorpresa positiva vedere come l’approccio del mondo imprenditoriale sia cambiato nel giro di pochi anni. Per alcune realtà, ovviamente, si trattava di un discorso di marketing, ma in molti casi è una sensibilità e una responsabilità che alcune imprese avevano maturato autonomamente e da molto tempo.
A questo link trovate tutte le puntate di Sval&Bard. Qui sotto uno degli episodi della serie realizzata da Studio Kairòs: