Superato il triage economico, la sostenibilità dovrà essere al centro delle decisioni che verranno prese, ogni policy deve attivare leve di cambiamento.
di Nicola Pirina
(Rinnovabili.it) – Il genere umano emette tante gigatonnellate di CO2 all’anno che se fossero paragonabili ad un edificio questo equivarrebbe a circa tremila grossi grattacieli. Il tema ambientale, oramai, non è tanto sul raggiungimento degli obiettivi degli accordi tra stati (pur importanti anche se mal pensati e peggio gestiti), quanto piuttosto mettere in campo ogni azione per mitigare drasticamente le emissioni entro il 2030 e per azzerarle al 2050.
Non ci resta molto tempo per cambiare radicalmente il modo in cui viviamo e gestiamo le relazioni socio economiche. Serve una seria e netta revisione dei nostri modelli economici, dall’agricoltura e alle reti di connessione web e del trasporto elettrico. Serve un’enorme quantità di innovazione. Sembra impossibile ma non lo è. Anzi, è un dovere.
Attenzione però, abbiamo vissuto stagioni di progresso umano a spese del nostro pianeta. E non è una strada più percorribile. La nostra nuova economia deve correggere questi squilibri.
Se il capitalismo ha idolatrato (come di fatto è stato) l’individualismo ed il cannibalismo sociale, il ventunesimo secolo deve proporre percorsi d’azione collettiva. La finanza che tutto governa ha probabilmente le migliori menti del mondo, diversamente non sarebbe immaginabile che il livello di potere sopra gli uomini più ricchi del mondo governi ancora tutto.
Per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo scovare altrettante e superiori intelligenze per riequilibrare la partita.
Draghi docet. Fossi infatti un gerente di un partito o di una associazione di categoria o di un sindacato userei questo biennio per rigenerare le classi dirigenti, per ricostruire uno spessore culturale, per provare a contribuire con arguzia alla società post recovery plan.
In questo nessuno dovrebbe sentirsi escluso, vale anche per le madri ei padri di famiglia, per i sacerdoti, per i sindaci e per i capitani d’azienda.
Il cambiamento climatico impatta in modo sproporzionato sulle comunità sottorappresentate, ma anche quelle voci devono essere parte della soluzione, pertanto diversità, equità ed inclusione devono essere una priorità assoluta.
Iniziamo poi a pensare la sostenibilità da mera prospettiva di cambiamento climatico a cambiamento di cultura sociale ed aziendale nonché per la misurazione del cambiamento.
L’intero comparto sta assistendo ad un incremento dei volumi. Le startup stanno spingendo innovazione in questa direzione, ad esempio SaaS aziendali che aiutano gli sviluppatori di immobili commerciali sull’efficienza energetica o fintech per il sostegno delle energie alternative. Negli ultimi anni è poi aumentata l’attenzione sull’elettrificazione e l’efficienza delle automobili e delle case, dei sistemi alimentari e dell’economia circolare in quanto tale.
Molte aziende centrano il proprio core business sulla modifica dei comportamenti delle persone, altre sugli effetti dei gravi cambiamenti meteorologici sulle popolazioni emarginate, altri sulla siccità, inondazioni e malattie conseguenti.
Sono tanti gli aspetti del problema che l’industria dell’innovazione sta già affrontando. In molti paesi le persone non hanno accesso ad acqua, gas né elettricità, bruciano ancora legna o più spesso spazzatura. Ma vi sembra normale nel 2021?
Ad oggi, fondamentalmente, i paesi ricchi dicono ai paesi in via di sviluppo che non possono inquinare, ma sono loro stessi a creare l’inquinamento. La sfida è aiutare i paesi a modernizzarsi senza provocare danni all’ambiente.
La pandemia offre anche qui un’opportunità unica, rendere la sostenibilità una priorità. Superato il triage economico, la sostenibilità dovrà essere al centro delle decisioni che verranno prese, ogni policy deve attivare leve di cambiamento.
La nuova governance mondiale deve portare financo la Cina, il più grande emettitore al mondo, ad andare in questa direzione. Gli Stati Uniti, il secondo più grande emettitore, non dovrà essere da meno.
Se vogliamo avere successo nel ridurre le emissioni, per evitare un cambiamento irreversibile del nostro mondo, dobbiamo integrare tutti gli aspetti della nostra società, da come progettiamo e costruiamo edifici a come coltiviamo e distribuiamo il cibo.
Infatti oltre il 23% di tutte le emissioni globali di gas serra proviene dagli alloggi residenziali e dai trasporti stradali, mentre un ⅓ dai generi alimentari che diventano rifiuti.
Nicola Pirina, CEO www.kitzanos.com