Durante la Milano Food Week, il vice presidente di Slow Food Italia ha lanciato l’allarme sulle microplastiche in mare e i costi dell’impatto ambientale del packaging alimentare di alcune filiere. Oggi, a Genova, al via Slow Fish, fino al 21 maggio
(Rinnovabili.it) – Parole d’ordine: valore del cibo e ricerca di una filiera sostenibile. Lorenzo Berlendis, vice presidente di Slow Food Italia, ne ha parlato in occasione dell’avvio, de L’Alveare della terra, in seno all’iniziativa L’Alveare che dice sì – la start-up nata a Torino che promuove un modo tutto nuovo nel fare la spesa di cibi a kilometro zero, con un Gruppo di Acquisto 2.0 – in collaborazione con Slow Food Italia. Sebbene l’incontro, durante la Milano Food Week, fosse focalizzato sui prodotti della terra, Berlendis ha affrontato il tema del valore del cibo in un’ottica generale, ponendo l’accento, in coincidenza dell’evento di Slow Fish, il Salone organizzato da Slow Food Italia in collaborazione con il MIPAAF e il Comune di Genova, nel capoluogo ligure dal 18 fino al 21 maggio – sul problema generalizzato e urgente per dei costi differiti dell’impatto ambientale derivante dal packaging nelle filiere alimentari.
“Uno dei temi più importanti – ha ricordato il vice presidente di Slow Food Italia – è rappresentato dalle microplastiche e dall’inquinamento delle acque provocato da queste. L’uso del confezionamento di un certo cibo in certe filiere quanto costa alla collettività? – si è chiesto. Quel costo – ha aggiunto – non lo paghiamo in etichetta quando acquistiamo quel determinato cibo, lo paghiamo bensì in termini di costi differiti sulla collettività, attraverso la fiscalità generale, per il risanamento delle falde acquifere o per le bonifiche ambientali”.
In ogni chilometro quadrato del Mediterraneo – ha precisato – “sono depositati sul fondo un numero di residui che varia fra i quattrocento (in Sicilia e Sardegna) e gli 800 (Grecia) pezzi di plastica, adagiati sul fondo del mare”. Ciò fa sì che “siano presenti una quantità enorme di particelle di microplastica, comprese fra le 250mila e il milione per chilometro quadrato, che galleggiano nel Mediterraneo ed entrano nella catena alimentare dei cibi che mangiamo”. Il tema del valore del cibo e della filiera sostenibile, a basso impatto ambientale, tornando dal mare alla terra, è stato poi ricondotto all’iniziativa specificamente dedicata all’Alveare di Slow Food Milano, nel quale la maggior parte dei produttori aderiscono in prima linea alla filosofia “Slow”. Un’iniziativa che, nelle parole del numero due di Slow Food Italia, “contrasta tre fragilità: quella dei piccoli produttori, impossibilitati a competere sui mercati massificati; quella dei consumatori, nel reperire il cibo di qualità direttamente dai produttori, a “kilometro vero”; quella dell’impatto ambientale”, provocato dal packaging . I prodotti della terra potranno essere acquistati sia sul sito de L’Alveare che dice Sì, sia al Mercato della Terra di Milano.
Filiere cortissime per la coltivazione finalizzata alla produzione della stessa pasta, o per la produzione, come ai vecchi tempi, di vacche da latte e da macello; una vasta varietà di pani tradizionali e regionali con farine a km zero, mozzarelle e scamorze di bufala che si sciolgono sul palato, oli d’oliva aromatizzati alle erbe e fiori per pietanze culinarie, vini da vitigni recuperati e varietà di caffè introvabili al mondo: tutto ciò è il “valore del cibo” reperibile all’Alveare. Eugenio Sapora, responsabile Nazionale della rete de L’Alveare che dice sì ha definito “naturale” la collaborazione intrapresa fra la realtà da lui fondata, “con l’intento preciso di rivalutare il cibo e promuovere il suo ruolo nel perseguimento di uno stile di vita sano” e Slow Food, organizzazione da sempre impegnata a dare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi lo produce, dell’ambiente e delle tradizioni . “La Lombardia – ha ricordato Sapora- con sessantadue Alveari aperti è la regione con la più alta concentrazione di Gruppi di acquisto 2.0 in tutta Italia e si dimostra attenta a valorizzare e a promuovere i prodotti a km zero”.