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Mar Mediterraneo, risorsa e patrimonio da tutelare

Il Mar Mediterraneo al centro dell'evento di Legambiente tenutosi ieri a Palermo. Biodiversità, cambiamento climatico e sostenibilità i focus affrontati

Mar Mediterraneo(Rinnovabili.it) – Utilizzare il Mar Mediteranneo come fosse un campo di battaglia dove in palio c’è la sostenibilità, la tutela degli equilibri naturali, l’adattamento ai cambiamenti climatici tenendo sempre al centro dei progetti l’agricoltura sostenibile e la tutela dei mari dall’inquinamento che deriva dalle piattaforme petrolifere.

Sono questi i cardini della nuova alleanza promossa ieri durante il convegno internazionale Mare Mediterraneo, risorsa comune, tenutosi ai Cantieri culturali alla Zisa, a Palermo, promosso da Legambiente. L’incontro oltre alle finalità ambientali ha lo scopo di coinvolgere i cittadini europei per capire in che modo la popolazione pensa di poter contribuire alla lotta contro le conseguenze del global warming cercando di dare voce alle loro idee COP21.

All’evento hanno preso parte  i rappresentanti istituzionali e di Ong della Tunisia, di Malta, del Marocco, della Grecia, della Spagna, della Francia e della Corsica che hanno evidenziato la necessità di un’azione condivisa affinchè l’area del Mediterraneo venga adeguatamente tutelata puntando sul mettere in evidenza i rapporti economici, la cultura, la solidarietà e il bisogno di pace.

 

I paesi del bacino del Mediterraneo si trovano quotidianamente a dover affrontare problemi legati al sovrasfruttamento delle risorse, alla perdita degli habitat naturali, all’impoverimento della biodiversità e alla proliferazione delle specie aliene.

Il nostro mare è infatti riconosciuto come uno  dei principali bacini per varietà di biodiversità tra cui il 7% di tutte le varietà di pesci esistenti al mondo. Molte delle specie presenti sono al momento considerate in pericolo o vulnerabili tenendo anche conto che la perdita di specie animali oltre che un danno inestimabile a livello ambientale rappresentano un costo economico per i diversi paesi: la perdita annua di servizi ecosistemici costa circa 50 miliardi di euro.

“Frenare la perdita di biodiversità – spiega Sebastiano Venneri, responsabile Mare di Legambiente – è una delle sfide più grandi da affrontare per i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. Il ritorno di specie a rischio nelle nostre aree, la nidificazione delle tartarughe, il recupero di sistemi dunali prima degradati e la battaglia contro il consumo di suolo dimostrano che si moltiplicano le buone pratiche, che racconta bene quanto le persone abbiano voglia di verde, di spazi tutelati, di una migliore qualità della vita. Esempi concreti che oggi abbiamo voluto raccontare proprio per dimostrare che la natura, la sua tutela ma anche la sua corretta gestione può e deve essere il fattore capace di far uscire farlo uscire dalla crisi economica”.

Durante il convegno sono inoltre stati toccate tematiche fondamentali come la conservazione della biodiversità, i rischi connessi alle estrazioni petrolifere, il ruolo economico della pesca artigianale e le nuove scelte in tema di politiche agricole.

“Occorre salvaguardare il mare e le sue risorse naturali non solo dalla pressione antropica, dall’inquinamento ma anche dal rischio delle trivellazioni petrolifere che riguardano non solo i mari italiani ma tutto il Mediterraneo. Per questo oggi rilanciamo una moratoria delle estrazioni offshore su cui coinvolgere tutti i Paesi costieri – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -.  Un incidente a un pozzo petrolifero offshore, infatti, contaminerebbe il mare e le coste di tutti i paesi del bacino, compresi quelli che vietano le prospezioni nelle proprie acque territoriali. Fermare la deriva petrolifera è nell’interesse generale di tutti i Paesi del Mediterraneo, a partire dall’Italia, e di gran parte dei settori economici. Il no al petrolio non è solo una fissa di pochi, come sostiene il nostro premier Renzi, ma la condizione necessaria per avviare una rivoluzione energetica, garantendo uno sviluppo futuro, anche sul piano economico e occupazionale, sicuramente molto più sostenibile e duraturo”.